martedì 28 dicembre 2010

Punti di vista

Ho letto un articolo che, tra l'altro, mi ha fatto notare come le filosofie di iOS e Chrome OS siano, per certi versi, opposte. Nel sistema operativo di Google ogni cosa è fatta sul web in un browser, in iOS le attività vengono svolte in piccole applicazioni locali che (spesso) includono un browser (o lo sostituiscono con un'interfaccia ottimizzata per l'hardware ed il sistema operativo).

Questa contrapposizione è molto sentita ultimamente anche tra gli sviluppatori: sviluppo per il web o un'app per una singola piattaforma?

Da notare che Apple produce hardware, mentre Google servizi su internet.

Questa contrapposizione mi ricorda quella creatasi anni fa tra le concezioni di Microsoft e IBM: la prima riteneva che alla lunga l'utente avrebbe pagato per il software e l'hardware sarebbe stato dato in omaggio, viceversa IBM riteneva preponderante il valore dell'hardware e che il software ottimizzato serviva solo a vendere l'hardware.

lunedì 27 dicembre 2010

To net or not to net?

Nonostante stia puntando molto sui dispositivi sempre connessi alla rete con Chrome OS (vedi post precedente), Google conosce bene i limiti di questi dispositivi e sembra che con Google Maps Mobile si muovi nella direzione opposta.

L'aggiornamento di questa applicazione per smartphone (novità disponibili attualmente solo per Android...), si basa meno sulla cloud e più sulle capacità di calcolo di questi dispositivi per migliorare l'esperienza d'uso dell'utente finale. La nuova versione, infatti, fa il rendering sullo smartphone, migliorando le possibilità di visualizzazione, zoom e riorientamento. Inoltre questo rende possibile mandare meno dati al dispositivo finale, scaricando il lavoro dei server di Google ed al contempo richiedendo meno tempo per il download delle mappe. Infine si è scelto di rendere possibile anche la navigazione con mappe scaricate quando il collegamento ad internet viene a mancare (metropolitane ed altre zone poco coperte o disturbate).

Nonostante Google sia promotrice di un mondo sempre collegato alla rete, questi miglioramenti dimostrano che, specialmente nel mondo mobile, spostare meno dati e farli elaborare all'utente finale ha degli indubbi vantaggi.

Eric Schmidt (CEO di Google), parlando di Chrome OS in un blog, scrive che: stiamo passando da un mondo di dischi affidabili e reti inaffidabili ad uno di reti affidabili e nessun disco ("So we've gone from a world where we had reliable disks and unreliable networks, to a world where we have reliable networks and basically no disks."). Ma ciò presuppone grande potenza di calcolo sui server, i cui costi ricadono solo indirettamente sull'utente finale. L'approccio tipo Google Maps, invece, riduce i costi per i server e sfrutta la sempre maggior potenza di calcolo venduta agli utenti finali.

Che il tempo del Network Computer sia finito prima ancora di cominciare?

mercoledì 22 dicembre 2010

Arriva il Network Computer?

Google porta avanti i lavori del suo sistema operativo per netbook: Chrome OS, nonostante il mercato sia molto cambiato da quando ha iniziato a lavorarci: oggi i netbook risentono molto della concorrenza dei tablet, che praticamente non esistevano quando partì il progetto.

Dopo il fallimento del Network Computer di Oracle (1997, dispositivo senza disco, processore poco performante, ma molto economico) ed il successivo fallimento della Java Station di Sun (in cui era coinvolto Eric Schmidt, l'attuale CEO di Google) ora ci riprova Google. Tutti questi dispositivi internet-dipendenti cercano di affrancarsi dallo strapotere di Microsoft con sistemi operativi diversi.

Ad impedire il successo dei tentativi precedenti non è il sistema operativo in quanto diverso da quello dominante, come dimostrano i successi dei primi netbook con Linux e quelli di iPhone/iPod Touch/iPad. La colpa sembra dunque legata alla troppa dipendenza da internet. Google scommette che in questi anni il problema sia stato risolto: la banda di connessione è aumentata in velocità mentre sono calati i costi, i servizi su internet sono aumentati sia in qualità che in quantità (grazie ad AJAX e LAMP) ed il browser è velocissimo. Infatti, proprio il browser Chrome è la vera interfaccia di Chrome OS: il browser come sistema operativo per le web-application.

Nessun costo di manutenzione, sicurezza, facilità d'uso, rapidissimo accesso ad internet, app installate su un dispositivo ed automaticamente disponibili su tutti i dispositivi con Chrome sono gli assi nella manica di questa soluzione. Ma a quali costi?

La sicurezza è intesa come sicurezza da virus, backup automatico di dati ed applicazioni, ecc., ma i dati dell'utente risiedono chissà dove, gestiti da chissà chi. Francamente non mi piace che i miei dati non siano sotto il mio controllo. Sarò paranoico, ma si dice che i programmatori lo siano e se questo è vero, Chrome OS non avrà il favore dei programmatori. Stallman fa notare che questo sistema riduce la sicurezza personale.

Un sistema operativo che dipende così strettamente da internet lascia poco spazio all'esplorazione del dispositivo, al "mettere le mani sotto il cofano". A questo ci ha già abituati Apple, direte voi. E' vero, ma mentre lo trovo sopportabile in un telefono, mi sembra una castrazione su un computer.

lunedì 20 dicembre 2010

Comunicare con un computer

La possibilità dell'uomo di impartire istruzioni a una macchina (nel senso di computer) è da anni relegata all'accoppiata tastiera e mouse. Negli ultimi tempi, però, si stanno diffondendo altri sistemi.

iOS ha portato alla ribalta l'interfaccia basata sul "tocco". Ma questa è scomoda su un computer vero e proprio: immaginate di lavorare al pc per più ore sempre con le braccia alzate a toccare lo schermo...
Le console da gioco stanno diffondendo altre interfacce basate sul movimento dell'utente, da ultimo il Kinect ha introdotto la "full body detection": ovvero la rilevazione del movimento di tutto il corpo. Anche se non precisissimo né velocissimo, sicuramente è un'interfaccia da esplorare e sviluppare.

Quale sarà il prossimo passo? nonostante sia stata già provata più volte in passato, sta tornando di grande interesse l'interfaccia basata sui comandi vocali, sia per smartphone, che per altri dispositivi come console, tv, computer per automobili, ecc.

Mi fa piacere che sia tornato l'interesse per l'interazione uomo-macchina e si stiano cercando nuove strade, anche molto avveniristiche.

domenica 5 dicembre 2010

Markdown

Mi capita spesso di scrivere documenti usando un semplice editor di testo.

Un editor di testo si trova su un qualsiasi PC (foss'anche vi), smartphone e altro. Inoltre, ho sempre preferito il contenuto alla forma.

Tuttavia, devo riconoscere che anche la forma ha la sua importanza. La forma di un testo è la sua formattazione. Come formattare del testo semplice?

Nell'era di internet si usano sempre più dei riferimenti ipertestuali: come inserirne in un file di testo in modo che da questo si possa creare facilmente del codice (HTML) per la pubblicazione su internet?

Finora ho risposto a queste esigenze limitando al minimo la formattazione ed inserendo dei caratteri speciali per evidenziare un link, la necessità di un link o del testo da rivedere. Il tutto va poi rivisto prima della pubblicazione.

Poi, mi sono imbattuto in Markdown.

Markdown è (1) sia un'utility che converte del semplice testo in HTML, (2) sia la semplice sintassi da usare per ottenere testo formattato, link ed immagini.

In questo modo è possibile scrivere con un editor testuale ed una sintassi molto più semplice di quella di HTML, delle pagine pronte per il web (come queto post).

Ad esempio, per avere del codice in grassetto basta usare: **grassetto** o __grassetto__; per avere il corsivo (italic): *italic* o _italic_.

Per i link: [esempio](http://url.com/)

Per le immagini: ![alt text](/path/img.jpg)

E molto altro ancora...

Potete provarlo con Dingus, un'applicazione web che trasforma il vostro testo e visaulizza sia il codice HTML corrispondente che un'anteprima del risultato.

E' proprio il caso di dirlo (Unix philosophy):

Write programs to handle text streams, because that is a universal interface.


Note

  • L'utility è scritta in Perl con licenza tipo BSD. Ne esiste una versione più recente scritta in Python, che mi ha dato risultati migliori.
  • Ci sono varie applicazioni per smartphone che usano questa sintassi, visualizzano un'anteprima ed esportano il codice HTML.
  • Questo post è stato scritto usando Markdown.

Approfondimenti:

domenica 28 novembre 2010

Piccolo è bello

I programmi datati hanno una miriade di funzioni e ad ogni nuova versione se ne aggiungono altre, ma chi le usa? Siate sinceri. L'80% delle operazioni degli utenti corrispondono al 20% delle funzioni a disposizione di un applicativo (Pareto docet).

Eppure c'è questa continua rincorsa a funzioni più esoteriche che utili. Ogni nuova versione ha più funzioni, quindi è più "grossa", più pesante o (semplicemente) più lenta.

Finché qualcuno (ri)parte con un software base, semplice e direi utilizzabile. Ad esempio, fu così che Mozilla, sottoposto ad una notevole cura dimagrante, divenne Firefox. Ed è per questo che fortunatamente talvolta delle nuove piccole ditte se ne escono con software leggeri e veloci che possono competere coi pachidermici dinosauri del passato. Forse è per questo che si diffondono smartphone e tablet: applicazioni semplici e focalizzate.

Tutttavia, ogni nuovo applicativo nato snello nel tempo ingrassa e ingigantisce: gli utenti chiedono questa e quell'altra nuova caratteristica ed il marketing necessita di nuove funzionalità da sbandierare come necessarie.

Inevitabile? No.

La soluzione più diffusa è quella di concentrarsi sulle funzionalità fondamentali e permettere lo sviluppo di funzionalità esterne come plug-in.

L'ideale è comunque ricordare sempre il caposaldo della filosofia UNIX:
Write programs that do one thing and do it well
(Scrivete programmi che facciano una cosa sola, ma la facciano bene).

mercoledì 24 novembre 2010

Rimandati a dopo Natale

E' ormai evidente che gli smartphone di Nokia equipaggiati con MeeGo non arriveranno entro Natale. Non solo, pare che per vederli sul mercato dovremo attendere Giugno 2011. Anche Google non sarà pronta per il mercato natalizio col suo Chrome OS per netbook.

Nel frattempo continua l'inarrestabile diffusione di smartphone dotati di iOS o Android, l'ascesa di Bada e sono iniziate le vendite (deludenti) di Windows Phone 7: tutti potenziali clienti persi per Nokia. Il mercato dei netbook, invece, è in netto calo, scontratosi con i tablet (leggi iPad).

E' vero che MeeGo è open source e che qualche altro costruttore potrebbe anticiparne il debutto, ma pare che la piattaforma non sia del tutto matura (almeno per i tablet).

Mi chiedo se vale la pena per Nokia continuare a rilanciare Symbian anziché concentrarsi sullo sviluppo di MeeGo. E forse Google farebbe meglio a dedicarsi solo ad Android, portandolo anche sui netbook.

Purtroppo non ho tempo di toccare con mano (in modo emulato) le attuali versioni di questi sistemi operativi e quindi non so a che livello di usabilità siano giunti.

Tuttavia, questi ritardi mi fanno pensare ad un discorso più generale: mi chiedo se non sia meglio lanciare un prodotto con alcune lacune per poi migliorarlo nel tempo, piuttosto che aspettare di avere un qualcosa di equivalente in termini di funzionalità ai prodotti della concorrenza.
Ad esempio, Windows Phone 7 è stato lanciato senza funzionalità di copia/incolla, né multitasking (né altre funzionalità a cui i suoi concorrenti ci hanno abituato). E' ovvio che non si può lanciare sul mercato un prodotto completamente immaturo e sperare di non venire puniti dalle scelte dei consumatori (ok, Vista è probabilmente un'eccezione...). Ed è giusto anche essere chiari, con qualcosa tipo: manca questo e quest'altro, ma ci stiamo lavorando e potrete aggiornare _gratuitamente_; le caratteristiche peculiari su cui puntiamo sono invece queste e quest'altre. Scegliete.

lunedì 15 novembre 2010

2010: tablet

Si avvicina la fine di questo 2010; è stato l'anno dei tablet o pad o, meglio ancora, l'anno dell'iPad - col 95% di questo settore di mercato.

Nonostante in passato ci siano stati svariati tentativi, il mercato dei tablet è emerso con l'iPad, mentre molti alla sua presentazione all'inizio dell'anno prevedevano l'ennesimo flop dell'ennesimo pad. In realtà, questo dispositivo si differenzia per l'interfaccia: anziché aver portato un'interazione basata su mouse e tastiera su un dispositivo privo di entrambi (come ha cercato di fare per anni Microsoft), Apple ha adattato la diffusa interfaccia dell'iPhone, basata sul touch. Le applicazioni pensate per questa interazione hanno fatto il resto.

Per ora l'unica alternativa credibile è il Samsung Galaxy Tab, basato su Android. Grazie alla diffusione che sta ottenendo, inizia ad avere qualche applicazione interessante e sta cercando di innescare il ben noto circolo vizioso: molti dispositivi venduti attirano gli sviluppatori che generano molte applicazioni che a loro volta portano ad altre vendite di dispositivi.

Tuttavia Google dichiara che il suo sistema operativo non è ancora pronto per i tablet e probabilmente non lo sarà nemmeno la versione in uscita fra qualche settimana (nome in codice: Gingerbread). Si dovrà aspettare la versione successiva (Honeycomb). Per questo altri costruttori intendono aspettare che la piattaforma maturi: Lenovo ed LG hanno annunciato futuri Tablet basati su Android Honeycomb.

La concorrenza per l'iPad arriverà dunque l'anno prossimo, quando, oltre ai tablet basati su Android, ci saranno anche i PlayBook di RIM e magari uno o più tablet basati su webOS. Apple probabilmente giocherà ancora d'anticipo, lanciando nei primi mesi del prossimo anno l'iPad di seconda generazione; ciò nonostante, nel corso dell'anno, perderà quel mostruoso 95% del mercato dei tablet.

venerdì 12 novembre 2010

Virtual Economy

Il quantitativo di soldi reali spesi per beni virtuali è in continuo aumento.

Credo che questi acquisti, legati principalmente al social gaming, possano costituire delle piccole (auto)gratifiche. Non credo che possano invece costituire una minaccia per il resto dell'economia, ma non mi stupirei se qualcuno muovesse un'accusa del genere.

Il bello di questi beni è che l'inquinamento per produrli è ridotto; legato principalmente all'elettricità necessaria a far funzionare i server. Nessun processo chimico o materiali velenosi (oltre a quelli impiegati per produrre i computer su cui si basa l'economia virtuale).

Chissà se un'economia virtuale può iniziare a ridurre l'impatto sull'ambiente delle attività umane.

giovedì 28 ottobre 2010

Apple Mac Store

Apple annuncia un Mac App Store per il suo futuro sistema operativo Mac OS X. Anzi, lo store sarà disponibile a breve (entro 90 giorni dall'annuncio) anche su quello attuale.

Anche tra le novità in arrivo con Windows 8 si parla di un app store.

Gli store per applicazioni stanno dunque prendendo piede, dopo l'immenso successo avuto su iOS. In realtà applicazioni simili esistono da anni nelle maggiori distribuzioni Linux: non sono altro che interfacce per i repository di applicazioni. Questi "Linux-store" sono pensati per facilitare l'utente finale (tra le altre cose) nell'installazione, verifica dell'integrità dei file scaricati (contro malware) e aggiornamenti. Qualcuno ha provato anche a vendere questo servizio, ad esempio CNR di Linspire.

Tuttavia, sebbene siano presenti da anni, sui sistemi Linux esistono altri modi per installare applicazioni (a partire dai sorgenti, con pacchetti autoinstallanti, ecc.) e nessuno si sogna di avere una distribuzione che vincoli l'installazione del software a questi servizi.

Nel caso di Apple, invece, questo timore è diffuso (ad esempio qui e qui cui è stato ribattuto).In questo caso verrebbe veramente lesa la libertà degli utenti. Su iPhone, ad esempio, Apple riconosce solo i software scaricati col loro Store, ma la pratica del jailbreak è stata riconosciuta come legale negli Stati Uniti, permettendo così l'accesso quantomento ad altre fonti di software.

Sembrava che lo stesso Jobs in persona avesse negato l'arrivo dello Store per Mac, ma in effetti la domanda che gli era stata rivolta chiedeva se era in arrivo un AppStore per Mac OS X e che il software avrebbe necessitato di una autorizzazione della Apple per girare sui suoi sistemi operativi. Speriamo che questo Grande Fratello non arrivi mai.

sabato 23 ottobre 2010

10/10

Nel mondo dei sistemi operativi, è un mese ricco di novità questo ottobre, complice anche il marketing che gioca sull'accoppiata10/10.

10/10/10 Ubuntu 10.10
Anziché uscire a fine mese, come le precedenti versioni, non si lascia sfuggire una data simbolica.

11/10/10 Windows Phone 7
Presentazione di 10 dispositivi. Hanno trovato le date simboliche già impegnate, come il mercato in cui vogliono rientrare.

19/10/10 WebOS 2 e Pre 2
Un rilancio in sordina per uno dei migliori sistemi operativi per smartphone. HP doveva chiarire la sua volontà di portarlo avanti anche tra gli smartphone, ma poteva metterci più enfasi.

20.10.2010 presentazione di Lion
Apple non si lascia sfuggire questa data per nuovi annunci e far parlare di se: presenta Lion (Mac OS X 10.8), previsto per l'estate prossima, ed i nuovi MacBook Air.

21/10/10 Windows Phone 7
Lancio in Europa ed Asia, negli Stati Uniti 8/11/10.

mercoledì 13 ottobre 2010

La TV: il prossimo campo di battaglia

Dopo gli scontri tecnologici sui PC, sui sistemi operativi, sui browser, sugli smartphone, il prossimo terreno di gioco sarà la TV.

La posta in palio è la conquista definitiva del vostro salotto.

Microsoft voleva un PC in ogni casa, ma in quale stanza? Solitamente il PC è in uno studio o in un angolino. L'iPad è spesso associato alla cucina. Ma il centro della casa, il salotto, per ora è terreno incontrastato di videoregistratori, lettori DVD, TV e console. L'obiettivo dei nuovi dispositivi è unire tutte queste funzioni ed aggiungerne altre, come la fruizione di internet, applicazioni varie, vendita e noleggio di contenuti multimediali.

I primi a scendere in campo furono quelli di Microsoft con Windows Media Center per creare dei dispositivi home-entertainment, seguiti da molti progetti open-source (tra cui ricordo MythTV). Ma questi progetti sono un po' datati. Oggi ci sono Apple TV e, da poco, Google TV e molti altri.

In Italia siamo ancora ancorati alla vecchia TV, ma il percorso è tracciato.

domenica 10 ottobre 2010

Verso la mela

HP, numero uno mondiale nella produzione di PC, si sta interessando al mondo del software, dei servizi cloud e degli smartphone: ha acquistato Palm, ArcSight e 3PAR. Inoltre ha nominato CEO (praticamente il nostro AD: amministratore delegato) un dirigente proveniente da una multinazionale che produce software.

Oracle, specializzata nei database, con l'acquisto di Sun si trova ad ereditare la linea hardware di questa, tra cui i microprocessori SPARC HW, ma sono interessati ad acquisire altri produttori di chip.

Microsoft, nata e cresciuta coi software, ha creato vari dispositivi hardware, tra cui: XBox 360, Zune ed il fallimentare Kin.

Google è entrata in numerosissimi settori, ma nell'hardware consumer il suo prodotto più famoso è lo smartphone Nexus One.

E se ci si mettesse anche facebook a vendere telefonini o Apps?

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Cosa sta succedendo? I produttori di software vogliono fare hardware e viceversa? Non credo che in tempo di crisi queste grandi aziende intendano spostare il loro core business verso qualcosa d'altro. Credo che l'obbiettivo sia ridurre le spese ed aumentare il fatturato. E credo che abbiano un modello in mente: Apple, hardware e software fatti in casa; fatturato altissimo

giovedì 7 ottobre 2010

Distinguersi fra Unix

Il giorno dopo aver scritto il post "*nix nel mobile", mi sono imbattuto in un articolo di Jean-Louis Gassée il quale, fra l'altro, fa notare come i principali sviluppatori di sistemi operativi (Apple, Nokia, RIM, Palm, ecc.) abbiano trovato difficoltà nello sviluppare i loro sistemi e siano passati o stiano passando a sistemi Unix-like.

Mentre nel mio post mi limitavo al mondo degli smartphone, Jean-Louis Gassée fa presente come ormai tutti stiano usando sistemi Unix-like, con una sola eccezione: Windows.

Un'eccezione non trascurabile, visto il suo stato di quasi monopolio fra i computer tradizionalmente intesi (e proprio a questo monopolio Jean-Louis Gassée ascrive la sua sopravvivenza ai vari errori emersi nel tempo). Tuttavia la maggior parte dei dispositivi elettronici (smartphone, navigatori satellitari, router, alcune televisioni, alcuni Set-top box, ecc.), non usano un sistema della Microsoft, ma uno derivato da Unix.

Preso atto di questa situazione, i produttori non possono più distinguersi vantando le loro fondamenta Unix, ma devono lavorare su altri aspetti:
  • l'interfaccia utente, UI, o meglio l'esperienza dell'utente, UX;
  • le piattaforme di sviluppo.
Queste sono caratteristiche su cui puntano non solo i reparti marketing, ma anche quelli tecnici e che portano ad un nuovo tipo di diversità tra i sistemi operativi. Questa diversità non è più accentuata come in passato, viste le basi ed alcune piattaforme in comune, tuttavia non riduce l'importanza della scelta di un sistema al posto di un altro.

*nix nel mobile

Samsung e Sony-Ericsson abbandonano Symbian (come fece anche Motorola) per concentrarsi su Android e (nel caso particolare di Samsung anche su) Windows Phone 7. Nokia dovrebbe pian piano relegare Symbian sui dispositivi economici per migrare verso MeeGo.

Sia MeeGo che Android sono basati su Linux. Così come WebOS.

iOS deriva da Mac OS X. RIM sta abbandonando BlackBerry per QNX. iOS e QNX sono entrambi sistemi Unix-like, anche detti *nix.

Tutti i sistemi operativi che si stanno diffondendo, ad oggi, sugli smartphone derivano dunque in qualche modo da Unix. Sembra che il mobile sia terreno fertile per le nuove incarnazioni di questo venerabile sistema operativo.

La settimana prossima però la situazione cambierà col debutto di Windows Phone 7. Ovviamente e già partita la poderosa macchina da guerra campagna di marketing, con sistemi anche discutibili. Mentre questo mi ricorda molto la fine di SCO, probabilmente una seria minaccia ad Android viene dalla causa tentata da Oracle contro la versione di Java usata da Google per il suo sistema operativo mobile.

martedì 28 settembre 2010

A volte ritornano

Non ho parlato molto di RIM e del suo BlackBerry in questo blog principalmente per 2 motivi:
Oggi però ho letto l'annuncio del nuovo tablet di RIM e mi è piaciuto molto quello che ho visto.

OS
Il sistema operativo non è più basato sull'ormai datato BlackBerry, ma su QNX, un famoso sistema operativo (veramente) real-time molto avanzato, acquistato da RIM nei primi mesi dell'anno.

Piattaforme supportate
Le applicazioni possono essere scritte in C o Java (e immagino altro...), supporta Flash e OpenGL, ha un browser basato su WebKit (come quello dell'iPhone, delle altre versioni di Safari e come Chrome, il browser di Google) che supporta HTML5. Anche se attualmente RIM spinge particolarmente su Flash e HTML5, forse per traghettare le applicazioni da BlackBerry al nuovo sistema basato su QNX.

HW
Alcune caratteristiche salienti:
  • Monitor Touch 7″ LCD, 1024 x 600
  • processore dual-core da 1GHz
  • doppia videocamera: frontale da 3 MPixel e sul retro da 5
  • uscite HDMI e USB
  • WiFi ed in seguito 3G e 4G
Note
In base alle caratteristiche tecniche mi sembra che sia l'unico dispositivo che può rivaleggiare con l'iPad, superandolo sotto vari aspetti. Certamente ora mancano le applicazioni e sarà su questo campo che si giocherà una buona fetta del successo del dispositivo (intanto RIM ha acquistato DataVIZ...). Forse per questo RIM non si propone ancora come l'anti-iPad (anche se nel presentare il nuovo dispositivo sembra rimarcare ciò che manca all'avversario) e punta ancora molto sull'utenza business. Tuttavia sa che per avere successo deve inserirsi anche in altri mercati.

Mantenere 2 piattaforme è costoso e controproducente, penso che RIM faccia la cosa giusta se decide di abbandonare BlackBerry e traghettanre gli utenti verso QNX anche sui suoi futuri smartphone (il difficile è come traghettarli).

Certo, questa è solo un'anteprima e mancano ancora mesi al debutto sul mercato. Nel frattempo Apple presenterà un nuovo iPad, che sicuramente colmerà alcune lacune.

giovedì 23 settembre 2010

Mobile OS wars - settembre

Verizon, una delle principali compagnie di telecomunicazioni statunitense, sta spingendo molto su smartphone basati su Android (specialmente finché dura l'esclusiva di AT&T per l'iPhone), ma ha firmato un contratto con Microsoft in base al quale i telefoni con Android venduti da Verizon useranno come motore di ricerca predefinito Bing anziché Google... Sembra veramente un boomerang per bigG.

Come se non bastasse, Verizon sta sviluppando un suo Market da installare sui suoi cellulari con Android al posto di quello ufficiale di Google.

Samsung diffonde sul mercato mondiale Galaxy S, una serie di smartphone basati su Android la cui dotazione hardware cambia solo leggermente in base al paese in cui è venduto. Questo permetterà alla casa coreana di diffondere un'unica piattaforma a livello mondiale, cercando di ridurre i problemi di frammentazione di Android. Anche il tablet Galaxy Tab si appoggia su questa piattaforma. La strategia di Samsung è in questo caso simile a quella di Apple e contrapposta a quella di altri produttori che presentano numerosi modelli diversi in base al mercato di vendita. E Bada?

Nel frattempo, Google ricorda che Android non è ancora pronto per i tablet. Aspettate le prossime versioni o Chrome OS.

Nokia rilancia nuovamente Symbian con una nuova vesione (Symbian^3) e 4 nuovi dispositivi, tuttavia assomiglia sempre più ad un pachiderma che fatica a tenere il passo dei concorrenti. In attesa di MeeGo.

Infine, trovo di pessimo gusto la trovata di alcuni dipendenti Microsoft che, per festeggiare la consegna ai produttori di cellulari di Windows Phone 7, hanno celebrato il funerale di iOS e BlackBarry (ma non di Android). E Windows Mobile 6.5, dove l'hanno messo?

sabato 18 settembre 2010

Cloud invisibile modifica il computing

Il cloud computing è un cambiamento enorme, una rivoluzione, che sposta risorse di calcolo dai nostri pc a server remoti.

Nonostante quest'enormità, la rivoluzione è invisibile sia agli utenti normali che a quelli più esperti, nonchè agli addetti ai lavori. Infatti, almeno che non ci si occupi della manutenzione dei server che forniscono servizi alla cloud, gli utenti percepiscono questi servizi come un qualcosa di normale, come un qualsiasi servizio internet o una periferica.

Man mano che si diffonde un veloce collegamento ad internet viene normale per gli utenti sfruttare servizi come Dropbox, Evernote, ecc. Per le aziende è altrettanto normale prendere in affitto potenza di calcolo o spazio di archiviazione in remoto quando serve e rilasciarlo quando non serve. Lo stesso fanno i ricercatori: si ha bisogno di un'enorme potenza di calcolo per alcuni giorni? Non serve comprare supercomputer, basta chiedere la potenza a server remoti, in affitto.

Molte aziende oggi sfruttano solo una parte del loro hardware e probabilmente affittare solo le risorse disponibili porterebbe ad un risparmio. Anziché sprecare spazio, soldi ed energia in macchine sottoutilizzate, conviene appaltare server all'esterno. La posta elettronica ed i file server sono probabilmente le prime risorse ad essere appaltate.

Stiamo quindi passando da migliaia di computer di discreta potenza a computer meno potenti, magari smartphone, presso l'utente finale e computer-farm che offrono servizi in remoto. Tutto questo senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.

Il cloud computing sembra invisibile, ma ci sono altri elementi del cambiamento che balzano all'occhio:
  • smartphone e dispositivi mobili sono sempre più potenti e stanno già sostituendo i personal computer in alcuni settori;
  • si diffondono nuovi formati come i tablet (iPad, ecc.);
  • i sistemi operativi stanno cambiando, diventando più internet-centrici (Chrome OS, JoliCloud, ecc.);
  • i sistemi di virtualizzazione sono sempre più evoluti (la virtualizzazione è alla base del risparmio che si può ottenere facendo girare più server su singole macchine e spostandoli su macchine più potenti all'occorrenza).

domenica 12 settembre 2010

Gaming chiama Web, Web chiama Gaming

Il gaming si conferma come motore per attrarre utenti (oltre a quanto già visto).

Mozilla punta sul Web Gaming presentando Mozilla Labs
Gaming
, dedicando spazio alla costruzione, distribuzione e gioco su “Open Web” e sui browser, esplorando le tecnologie necessarie ed invitando utenti e sviluppatori a diffondere questa piattaforma per giocare su ogni dispositivo connesso ad internet.

Google sembra abbia fatto accordi con Zynga per sviluppare una propria piattaforma di gioco sociale o comunque per non restarne del tutto fuori.

Il web ed i giochi on-line si spingono l'un l'altro.

giovedì 9 settembre 2010

TabletS

All'IFA di Berlino, in questi giorni sono stati presentati vari tablet per far concorrenza all'iPad di Apple.

Tra gli altri, hanno riscosso un certo interesse il Galaxy Tab di Samsung ed il Toshiba Folio 100.

Va detto che Android non è ancora pronto per i Tablet, ma lo sarà con la prossima versione. Questa immaturità ha come conseguenza la mancanza di un vasto numero di applicazioni e costringe i produttori a correre ai ripari. Oltre a personalizzare l'interfaccia, Toshiba ha costruito un Market per le applicazioni per il suo dispositivo, poiché l'hardware usato non segue le specifiche. Samsung invece dichiara che la maggior parte di queste si riscalano bene sul suo dispositivo.

Spero che questi primi Tablet con Android non disilludano i clienti nei confronti di questo OS. L'importante è verificare la disponibilità delle applicazioni che si intende usare. Tuttavia con dispositivi di questo tipo (quello dei tablet è un formato che solo di recente ha avuto un buon successo di pubblico) è difficile sapere in anticipo come si userà una volta acquistato.

Un altro dispositivo interessante è WeTab che sfrutta MeeGo (sviluppato da Nokia/Intel). Questo sistema operativo gli permette di supportare molte applicazioni prese da Linux, come OpenOffice, Flash, ecc. Anche questo sistema operativo sta muovendo i primi passi e maturerà di certo.

Senza il facile accesso ad un vasto ecosistema come quello offerto da iTunes App Store, questi dispositivi non possono ambire a vendere in quantità come l'iPad, tuttavia possono offrire una ragionevole alternativa (specie per chi ha esigenze hardware e/o software non soddisfatte dal tablet di Apple).

Da notare l'assenza sostanziale di dispositivi con Windows Mobile o 7, a differenza di quanto era stato annunciato al CES in gennaio.

martedì 7 settembre 2010

Mobile Gaming

Durante la presentazione dei nuovi iPod, il primo settembre (2010), Steve Jobs ha annunciato che le vendite dell'iPod Touch hanno superato quelle delle console portatili di Sony e Nintendo messe insieme. Inoltre, con l'arrivo della versione 4.1 di iOS (che arriverà questa settimana), ci sarà l'introduzione di Game Center, la piattaforma di gioco sociale made in Apple che permette di confrontarsi coi propri amici partecipando ad uno stesso gioco.

Le nuove armi a disposizione dei più recenti prodotti Apple (iPhone ed iPod Touch entrambi di quarta generazione) sono il processore A4, l'alta risoluzione dei piccoli monitor con Retina Display ed il giroscopio (per una maggiore precisione di gioco). Queste caratteristiche permettono di ottenere giochi più performanti rispetto ai device precedenti e di dare ancora più filo da torcere alle console portatili classiche.

Anche Microsoft è intenzionata a giocare la carta del gaming in mobilità con l'ormai pronto Windows Phone 7, integrandovi XBox Live. (In effetti senza la funzione di copia/incolla l'edizione di documenti potrebbe risultare difficile e quindi puntare tutto sulla compatibilità con Office non avrebbe grande successo.)

Si sta quindi allargando lo scontro tra le console portatili e tra queste e gli smartphone. Se preferite, possiamo dire che continua la convergenza verso questi dispositivi, che dopo aver inglobato lettori MP3 e navigatori satellitari, stanno fagocitando anche le console portatili (se vi ricordate aveva già provato qualcosa di simile anni fa Nokia con N-Gage). Certo l'assenza dei tasti per l'input fa storcere il naso ai giocatori più incalliti. Probabilmente le console portatili dovranno puntare su maggior qualità e funzioni per continuare a vendere; così come le fotocamere compatte si differenziano nettamente da quelle inglobate nei telefoni.

A quanto pare non sono l'unico a ritenere che i videogiochi facciano vendere anche hardware e software non prettamente pensato per i giochi.

mercoledì 25 agosto 2010

Piattaforma Flash

Oltre a Java, un'altra piattaforma molto diffusa ed ultimamente in difficoltà è quella basata su Flash di Adobe.

Apple non lo vuole sui suoi dispositivi e la versione appena giunta su Android sembra soffrire di molti limiti tra cui il principale è quello di non essere stata pensata per dispositivi con interfaccia touch: molte applicazioni (come i giochi) sviluppati su questa piattaforma necessitano del click col tasto destro, facilissimo col mouse, ma impensabile su un touch screen.

Flash è spesso accusato di essere lento, avere problemi di sicurezza ed instabilità. Oltre a questi problemi c'è da segnalare che spesso gli sviluppatori di siti web usano Flash pensando (erroneamente) che sia installato su tutti i computer con cui si accede al sito. In realtà dovrebbero preparare un'alternativa per chi non ce l'ha installato (perché non vuole o non può), usando HTML5 o altri sistemi.

Personalmente non sento la mancanza di Flash sui dispositivi mobili: Adobe ha sempre sviluppato in misura minore Flash su piattaforme diverse da Windows, per cui sono abituato a farne senza.

La diffusione di questa piattaforma è forse dovuta più ai limiti ed alle mancanze degli standard aperti che ai suoi meriti; fortunatamente HTML5 colmerà alcuni di questi limiti.

Comunque, sui dispositivi mobili si stanno diffondendo delle applicazioni mirate ai diversi dispositivi sviluppate sulla piattaforma nativa. Un esempio recente è FarmVille per iPhone scritto in Objective C. E' vero che queste applicazioni stanno allontanando gli utenti dai browser, ma garantiscono una miglior UX (user experience) sui dispositivi mobili e animano il mercato e lo sviluppo delle piattaforme concorrenti.

martedì 24 agosto 2010

Soldato Java contro l'Androide

In questo Agosto 2010 abbiamo assistito, tra l'altro, alla denuncia da parte di Oracle contro l'uso che Google fa di Java in Android.

Non so chi abbia ragione e chi torto, la questione è molto tecnica, ma ci sono un paio di cose da notare sicuramente.

Primo, come sottolineano in molti, Oracle non è Sun (ricordo che Oracle ha acquisito Sun all'inizio dell'anno). Mentre quest'ultima era molto ben disposta verso il software open source, Oracle intende sfruttarlo solo quando le fa comodo. Gli sviluppatori indipendenti di progetti un tempo guidati da Sun come OpenSolaris, MySQL ed OpenOffice sono ancora in attesa di sapere come vuole muoversi Oracle. Il suo atteggiamento non le fa certo una grossa pubblicità.

Secondo, si sta scatenando una guerra di piattaforme. Molti cercano di superare le differenze e le barriere tra sistemi operativi, ma ora lo scontro si sta spostando anche sulle piattaforme multisistema. Java è sicuramente la più famosa, ma non è l'unica. .Net di Microsoft è molto legata a Windows e Microsoft la porterà sulla sua nuova piattaforma mobile (Windows Phone 7), ma ne esiste anche una versione per Linux, Mac OS X e altri sistemi operativi chiamata Mono. Un'altra piattaforma diffusa tra vari sistemi operativi è quella basata sul framework Qt, ora di Nokia. Infine, molti linguaggi di scripting come PHP, Perl, Python, Ruby, ecc. si stanno diffondendo ed anche se il loro ambito d'uso è principalmente diverso dalle piattaforme menzionate in precedenza, esistono delle aree di lavoro in cui gli ambienti si sovrappongono.

Chi deve scegliere ora una piattaforma di sviluppo potrebbe essere spaventato da questa azione legale e non scegliere Java. Sun aveva donato gran parte delle tecnologie su cui si basa Java alla comunità open source, rendendolo sempre più diffuso, ma poco profittevole per l'azienda. Alcuni suggeriscono che ad Oracle non interessi tanto la diffusione del linguaggio quanto poter avere una fetta del successo di Android ed usarlo per mantenere Java sulle piattaforme mobili (pare che su questi dispositivi si appoggi su proprietà intellettuali ancora sotto il controllo dell'azienda e quindi redditizie).

mercoledì 11 agosto 2010

Una fattoria fra le nuvole

Avrete certamente sentito parlare di FarmVille; magari non ci avete mai giocato o magari siete giocatori accaniti.

FarmVille (prodotto da Zynga) ed altri cosiddetti social games hanno avuto recentemente un enorme successo di pubblico (oltre 60 milioni di giocatori attivi per FarmVille) ed economico (Playdom, un concorrente di Zynga è stato acquistato dalla Walt Disney Co. per oltre 750 milioni di dollari e la famosa Electronic Arts ha preso Playfish, un altro concorrente, per circa 400 milioni di dollari).

Tuttavia, mi è stato detto che il cloud computing è una cosa troppo astratta e che non viene percepita come una tecnologia di uso comune.

Cosa c'entra la cloud con FarmVille? Beh, questo gioco non è solo sociale, ma è basato sul cloud computing: non risiede sui nostri PC, ci possiamo accedere da device diversi (PC, smartphone, tablet, ecc.) e da ognuno continuiamo a giocare da dove eravamo rimasti.

Il successo di questi recenti giochi è dovuto principalmente all'aspetto sociale e, in realtà, non sono nemmeno i primi giochi sulla cloud: ci sono stati precedentemente numerosi giochi su server remoti, dalla semplice dama ai giochi di ruolo. Tuttavia, questi giochi hanno sfruttato maggiormente la cloud introducendo l'aspetto sociale e, semplificando la grafica, permettendo l'accesso da numerosi dispositivi diversi (riducendo solo su alcune piattaforme la necessità di client particolari). SecondLife, ad esempio, richiede invece un client (software specifico) installato sul PC che usate per accedervi.

Un'evoluzione futura potrebbe essere data da server remoti, come quelli annunciati da AMD, che forniscono la potenza di calcolo necessaria per avere effetti grafici migliori anche su dispositivi privi di schede grafiche avanzate.

Quando sentite parlare di cloud, quindi, non pensate che che sia una cosa troppo lontana: già oggi milioni di persone la usano per giocare. E quello di FarmVille è solo un esempio.

mercoledì 4 agosto 2010

La nuvola non è di ferraglia

Alcuni sostenitori del cloud computing sono arrivati a dire che la cloud non è altro che un nuovo componente hardware.

In realtà, la cloud offre molti più servizi di un semplice componente hardware, ma questo può risultare troppo astratto per l'utente finale che la percepisce come un nuovo hard disk o (sarebbe meglio) un file server.

La similitudine è maggiore fintantoché non si fa sentire in modo notevole la latenza dovuta al collegamento via internet. Il cloud computing necessita di collegamenti veloci, ma la sua diffusione aumenta l'uso della banda dati. Fortunatamente anche questa è in aumento, staremo a vedere chi cresce più in fretta. Tuttavia, ci possono sempre essere dei picchi nell'uso della rete che impediscono il normale flusso dei dati (esattamente come succede nelle nostre autostrade in estate o a Twitter durante i mondiali).

Per questo, basare il proprio lavoro sulla cloud può portare a dei "fermi macchina" indesiderati. L'ottimizzaziome del sistema, con tecniche di caching, compressione dati, ecc., riduce il problema della latenza. Tuttavia, gestire la possibilità di lavorare off-line sincronizzando i dati all'occorrenza è secondo me la soluzione migliore, anche se più complessa da realizzare. La complessità aumenta se sugli stessi dati devono lavorare, con la possibilità di modificarli, più persone. In questo caso la sincronizzazione di modifiche off-line necessita spesso di un intervento umano, rendendo impossibile l'automazione.

Fortunatamente esistono strumenti in grado di ridurre al minimo l'intervento umano, anche se finora vengono usati solo in ambienti di sviluppo software (cvs, git, e altri), credo che presto li vedremo applicati anche nel cloud computing.

domenica 1 agosto 2010

La vita in tempo reale

Notizie in Real-time, ovvero in tempo reale. I motori di ricerca stanno andando in questa direzione (notizie di fatti appena avvenuti, estratte da servizi di micro-blogging, ecc.), ma che impatto ha sulle nostre vite?

Il cambiamento è molto sentito da alcune categorie di lavoratori: giornalisti, operatori finanziari, PR, ecc., ma sta entrando inesorabilmente anche nelle vite di tutti noi. Come sportivi, bloggers, interessati ad un qualche evento internazionale ci capita di seguire gli eventi in tempo reale ed a qualsiasi ora. Il tutto non solo grazie all'espansione di internet, ma anche a causa di altri fattori, come la globalizzazione economica.

Mentre molti lavoratori hanno ancora un orario fisso, ci sono sempre più lavori in cui bisogna essere disponibili e pronti quando accade un evento, non importa cosa si stesse facendo in quel momento. Immaginate di essere un addetto stampa o un PR di una grossa ditta. Se si diffondono voci scomode su Twitter o Facebook, credete si poter aspettare l'orario di lavoro? Se state trattando un'importante compravendita a livello internazionale che orario d'ufficio seguite, il vostro o quello della controparte? Anche per questo si diffondono gli smartphone.

A parte questi casi che possono sembrare marginali, altri esempi sono quei servizi che devono funzionare 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Sono sempre più diffusi, e sicuramente richiedono la reperibilità degli addetti a supplire ad assenze o emergenze.

Inoltre, a tutti è capitato di attendere un'e-mail con ansia e controllare continuamente il proprio account di posta.

Che ci piaccia o no, siamo sempre più connessi e le notizie ci arrivano in tempo reale. Ciò cambia la nostra vita. Come coniugare la necessità a rispondere a questi stimoli con le nostre vite quotidiane, le nostre famiglie, i nostri rapporti interpersonali?

Ognuno deve rispondere a modo suo. Se il lavoro inizia a richiedere la massima disponibilità si può cercare di cambiarlo oppure si deve organizzare la propria vita privata e quella lavorativa in modo che convivano. Se sono le proprie passioni che aumentano la loro richiesta di attenzione, bisogna comunque porvi un freno onde evitare che interferiscano con affetti familiari e con il lavoro.

Penso sia utile e piacevole (se non addirittura necessario) scollegarsi ogni tanto. Ad esempio, a cena con la famiglia preferisco evitare di essere disturbati da telefonate, sms, mail e persino dalla TV.

Vivere in un regime real-time è sempre più facile, ma in fondo è una scelta. Vivere nel mondo reale è semplicemente necessario.

lunedì 26 luglio 2010

Quale maggioranza?

Un mio collega mi ha detto che aveva provato Ubuntu, ma che per mancanza di un driver era tornato ad usare "il sistema operativo che usa la stragrande maggioranza".

Allora pensai che avesse comprato un PC nuovo con Seven: niente di tutto questo aveva (re-)installato XP. E ha ragione lui. La cosa strana (almeno per me) è che a tutt'oggi il sistema operativo più diffuso è un sistema uscito nel 2001, di cui la casa madre da supporto gratuito solo per problemi di sicurezza. Un sistema operativo che non sfrutta l'hardware più recente né avrà evoluzioni.

È ormai un luogo comune che in informatica un anno ne valga 10, ma allora come è possibile che si usi un sistema operativo che ha quasi 9 anni? Vista non è stato un successo e 7, nonostante i proclami di Microsoft, non ha ancora soppiantato i 2 predecessori (come si vede dal seguente grafico tratto da Wikipedia).


Sicuramente agli utenti piace usare un sistema conosciuto. Immagino che vada bene sui netbook, ma sui PC di ultima generazione non lo vedo proprio. Vi immaginate un computer con 16GB di RAM con XP che ne vede 3? Per non parlare dei quadriprocessori (fisici e/o virtuali).

Probabilmente i PC odierni fanno troppo per l'utente medio. E allora via di netbook, tablet ed iPad. Il prossimo passo? La conquista della TV.

martedì 20 luglio 2010

App Store e Utenti

Come dicevo in un post precedente, gli Store di applicazioni piacciono agli sviluppatori perché inducono gli utenti a spendere. Ma gli stessi Store piacciono anche agli utenti.

La censura fatta dallo Store di Apple da un lato limita le libertà dell'utente, dall'altro gli infonde sicurezza contro frodi e software malevolo. Una sicurezza magari illusoria, eccessiva, ma non priva di garanzie. Infatti, un recente caso di truffa avvenuto tramite AppStore ha visto Apple farsi garante per gli utenti e rimborsare tutti i soldi truffati.

Lo store di Android è meno selettivo, ma anche Google non esita ad eliminare delle applicazioni quando scopre che sono truffaldine,arrivando addirittura a cancellarle dai cellulari dei clienti che le hanno scaricate. A dirla tutta, il Market di Android avverte gli utenti delle caratteristiche a cui ha accesso l'applicazione che si sta installando: localizzazione, informazioni personali, servizi a pagamento, ecc. E' una caratteristica che apprezzo molto, ma è valida solo se l'utente è conscio di ciò che sta facendo.

Gli Store sono apprezzati anche perché permettono di aggiornare tutte le applicazioni senza dover andare a verificare per ognuna se c'è un aggiornamento. Lo sanno bene gli utenti Linux che hanno a disposizione strumenti per l'installazione e l'aggiornamento da diversi anni (ad esempio Synaptic, PackageKit ed il più recente Ubuntu Software Center).

Il legame tra sistema operativo e software creato con gli Store è un servizio il cui apprezzamento denota come gli utenti siano scontenti di avere dei problemi coi loro PC e sentirsi rispondere da chi gli fornisce il sistema operativo "è colpa delle applicazioni" e da chi scrive il software "è colpa del sistema operativo". Infine l'applicazione per accedere allo Store è preinstallata e di facile navigazione, per cui l'utente è tentato di navigarci.

Gli Store, quindi, agli utenti offrono:
+ facilità di installazione e aggiornamento;
+ maggiori garanzie per le carte di credito;
+ maggiori garanzie sul funzionamento del software;
- minori libertà di scelta.
A quanto pare gli utenti sono disposti a sacrificare alcune libertà per avere qualche garanzia in più.

domenica 18 luglio 2010

App Store e sviluppatori

Nei sistemi operativi tradizionali si ha la seguente regola: al crescere del numero di utenti di una piattaforma ne consegue l'aumentare del numero di sviluppatori. Per i sistemi operativi dei dispositivi mobili questa legge non vale, o almeno non è così immediata.

Infatti, da recenti analisi si vede come gli sviluppatori si spostino sulle piattaforme che (almeno nel breve termine) sono più remunerative, abbandonando le più diffuse.

Mentre i dispositivi con Java ME (circa 3 miliardi), Symbian (390 milioni) e BlackBerry (oltre 200 milioni) sono nettamente più diffusi di quelli con Android (circa 20 milioni) e iOS (60/70 milioni), gli sviluppatori nella prima metà del 2010 prediligono nettamente queste 2 piattaforme.

Il motivo non è legato a scelte tecniche, ma semplicemente al fatto che c'è un maggiore ritorno economico su queste piattaforme. Quanti di coloro che hanno in tasca un dispositivo con Symbian o Java ME hanno acquistato applicazioni per queste piattaforme? Io ne conosco pochissimi. Viceversa, tutti i miei conoscenti con iPhone hanno acquistato almeno una applicazione. Benché gli utenti di Android usino un maggior numero di applicazioni gratuite rispetto agli utenti di altri sistemi operativi mobili, anche loro usano applicazioni a pagamento.

Il merito di questo cambiamento di atteggiamento da parte degli utenti credo che si debba principalmente agli Store di applicazioni che permettono di cercare, installare ed aggiornare con facilità le applicazioni e infondono fiducia agli utenti. Gli acquirenti, infatti, preferiscono sicuramente dare i dati della loro carta di credito ad un singolo Store piuttosto che a decine di siti spesso poco o per nulla conosciuti.

In seconda battuta anche la facilità d'uso dei più recenti sistemi operativi per dispositivi mobili invoglia gli utenti a lavorarci.

Bisogna infine ricordare che Android ed, in particolare, iPhone, sono rivolti alla fascia alta del mercato. Questo (magari sommato al punto precedente) potrebbe in parte spiegare il minor successo degli store di Nokia, i cui prodotti sono rivolti principalmente alle fasce media e bassa (inoltre Nokia soffre di una notevole frammentazione della sua piattaforma), e di RIM, rivolta maggiormente al settore aziendale.

Insomma: al crescere del numero degli utenti disposti a pagare applicazioni per una piattaforma mobile ne consegue l'aumentare del numero di sviluppatori.

lunedì 12 luglio 2010

Esultate gente

Microsoft esulta perché Windows a 64 bit si sta diffondendo: il 46% di Windows 7 è a 64 bit!
Esultate gente!

I processori a 64 bit per desktop sono stati introdotti 7 (SETTE) anni fa da AMD (Athlon 64), le nuove versioni di Mac OS X sono solo a 64 bit, Linux a 64 bit è largamente usato da anni.
Riflettete gente!

venerdì 9 luglio 2010

Usando la cloud (pt. 4ª) - Considerazioni



Come si è visto nei post precedenti, Google offre diversi servizi basati sulla cloud (Docs, Reader, Picasa, ecc., ma anche GMail, in fondo è un servizio basato sulla cloud). Tuttavia, piccole aziende riescono ancora a ritagliarsi una piccola area in cui eccellono ed in cui sviluppare il proprio business. Instapaper, ad esempio, ha un solo sviluppatore.

Se volete buttarvi nel mondo dei servizi cloud probabilmente c'è ancora spazio. Ricordatevi di offrire un servizio che semplifichi la vita a chi si collega ad internet da dispositivi diversi e spesso mobili o di offrire qualche comodità ai vostri utenti.

Per poter raggiungere il maggior numero di utenti dovrete realizzare un'applicazione web, ma per soddisfarli al meglio ed offrire loro una miglior User Experience (UX) dovrete (ne ho parlato anche qui) scrivere applicazioni native per i principali sistemi operativi e per i principali dispositivi mobili. Come ad esempio fa Dropbox disponibile, oltre che via web, con applicazioni native per Windows, Linux, Mac OS X, iPhone, iPad, Android e BlackBerry.

I dispositivi mobili, come smartphone e tablet, sono sicuramente più portati a sfruttare i servizia della cloud, vuoi per le ridotte risorse interne, vuoi perché il software preinstallato è rivolto ad interfacciarsi ad internet. La diffusione di questi dispositivi e delle reti wireless quindi porta sempre più utenti verso la cloud.

giovedì 8 luglio 2010

Usando la cloud (pt. 3ª)


È un'esigenza molto sentita quella di posticipare la lettura e l'approfondimento di un articolo. Purtroppo, accade spesso che quando si è in rete non si ha tempo e quando si ha tempo manca la connessione alla rete (e confesso che io dimentico spesso anche il sito dove avevo visto la notizia).

Inizialmente, per risolvere questo problema, ho usato Instapaper (un altro servizio simile è Read it later, che però non ho provato personalmente). Sono servizi molto comodi perché permettono di postare dei link da qualsiasi browser, ma hanno il difetto che per leggere le pagine off-line bisogna sincronizzare l'applicazione sul dispositivo mobile prima di finire off-line.

Siccome volevo qualcosa di più immediato, specialmente per le pagine trovate sullo smartphone, ho iniziato ad usare la funzione di salvataggio delle pagine di Opera Mini. Questo servizio in realtà non è basato sulla cloud, ma risolve parzialmente il problema: permettere di leggere off-line solo sullo stesso dispositivo.

Per le pagine trovate su un PC, invece, trovo comodo segnarle con Google Reader e poi leggerle su un con un lettore di RSS. Alcuni di questi software, quando scaricano i feeds, scaricano anche l'intera pagina e i link marcati in Google Reader. In questo modo, sincronizzando i feeds dei siti e dei blog che seguo, ottengo anche tutte le pagine che mi interessano per una lettura off-line.

Per un veloce inserimento in Google Reader, oltre alla Toolbar di Google (che sinceramente mi sembra appesantire un po' il browser) voglio segnalare Shareaholic: un plug-in per vari browser che permette di salvare o condividere o divulgare un link su svariati servizi, tra cui anche Delicious, Instapaper, Facebook, Evernote, ecc.

lunedì 5 luglio 2010

[UPDATED] Inizio Luglio

Luglio: il mese inizia con numerosi annunci che ci allontanano sempre più dall'inizio dell'anno e ci proiettano alla prossima stagione delle Grandi Vendite, ossia il Natale.

Lontani da Las Vegas
Il CES (tenutosi a Las Vegas in gennaio) è lontano e molti dei dispositivi annunciati vengono cancellati, anche fra i più meritevoli, specialmente se a svilupparli erano piccole o medie aziende che necessitano di fondi per entrare nel mercato globale.

Microsoft Kin
Non era stato lanciato al CES, ma Microsoft praticamente cancella il Kin, in seguito a vendite molto deludenti. In effetti è un dispositivo più confusionario che rivoluzionario. Probabilmente anche il tentativo di creare una specie di smartphone economico, collegato a Facebook e che archivia tutto sulla cloud, ma che non dispone di applicativi non ha detto molto al pubblico.

Microsoft Windows 8
Microsoft aggiungerà un miglior supporto ai tablet in Windows 8 (ma non doveva fare i tablet con Windows 7?)

Google Android
Prime indiscrezioni su Android 3.0: le specifiche tecniche minime richieste per l'hardware si sono alzate; la risoluzione 1280x760 per i tablet è ora supportata nativamente. Sembra che sarà ridotta la necessità di interfacce di terzi e che coesisteranno le versioni 2.2 e 3.x. samsung ed LG stanno lavorando a tablet con Android.

Nessuna conferma ufficiale da Google: strano che i sostenitori di una piattaforma open come Android debbano seguire indiscrezioni e voci.

HP e webOS
Sempre più insistenti le voci secondo cui HP sta sviluppando un tablet non più basato su Windows come quello presentato al CES, ma sul neoacquistato webOS.

Nokia MeeGo
Nokia ha presentato una versione preliminare del suo prossimo sistema operativo per telefono di fascia alta: “MeeGo Handset Project Day 1”. Nel frattempo Symbian perde fans.

~~
Sembra quindi che a Ottobre arriveranno Andoid 3.0, MeeGo 1.1 for Handset e magari anche Windows Phone 7. Tutti con dispositivi pronti per Natale?

Altro
Le novità non finiscono qui:
  • sembra che l'interessamento di Intel per il WiMAX stia calando;
  • il FireWire è sempre meno supportato: la Microsoft pensa di non supportarlo in Windows 8.

lunedì 28 giugno 2010

La giusta interfaccia

Tempo fa ho scritto un post che parla di possibili dispositivi per gli studenti prossimi venturi. Oggi voglio parlarvi di dispositivi simili, ma non troppo. Questo non è un blog dedicato all'hardware, ma (tra l'altro) ai sistemi operativi e ve ne parlerò da questo punto di vista.

Premetto che mi piacciono i portatili Toshiba. Ne acquistai uno usato nel 2001, mentre stavo scrivendo la tesi; nonostante sia del 1998 (o 1997) si accende ancora con le sue batterie originali.

Condivido un video di un nuovo dispositivo della Toshiba, il Libretto W100.



Ricorda un po' il Kno, ma qui il sistema operativo è Windows 7 con l'aggiunta di un po' di software. Non è bastata la fine che ha fatto il tanto sbandierato pad di HP? Pare che ci sia ancora qualcuno che crede che per fare un pad vada bene un sistema operativo qualsiasi purché ci sia sopra un po' di touch. Io non credo proprio. E' l'interfaccia e la sua fluidità che fanno la differenza.

Tuttavia un altro dispositivo della Toshiba (AC100) mi fa pensare che abbiano fatto un po' di confusione coi sistemi operativi: usa Android, ma senza touch screen.

lunedì 21 giugno 2010

Usando la cloud (pt. 2ª)

[Per la premessa e la 1ª parte vedi qui]

Avendo più PC è molto utile poter passare dei file da uno all'altro, ma spesso si deve accedere ai 2 dispositivi in contemporanea per fare il passaggio e questo può risultare quantomeno scomodo (se non impossibile perché i 2 dispositivi possono essere fisicamente molto lontani tra loro).

Torna utile ancora una volta la cloud. Ho provato Dropbox. Metto i file in una cartella su un PC e me li ritrovo su una cartella di un altro PC o su uno smartphone. Comodo. Ovviamente i 2 o più dispositivi devono poter accedere ai server Dropbox (attraverso Internet), aver installato il software Dropbox ed essere stati autenticati con la stessa coppia nome utente, password. Essendoci il client anche per smartphone, posso ritrovare i documenti anche su questi dispositivi, ed eventualmente salvarne una copia in locale. Fortunatamente, inoltre, Dropbox ha rilasciato delle API in modo che altri programmatori possano accedere liberamenta ai loro servizi ed in effetti ho visto che alcune applicazioni hanno presentato un aggiornamento per permettere di prelevare o salvare i file su DropBox. Se anche con iOS 4 risultasse limitata la funzione di scambio dati da una applicazione all'altra (inesistente finora), servizi come Dropbox potrebbero rappresentare una valida alternativa. Inoltre, Dropbox è anche uno strumento per il backup. Per chi necessita di portare con se file multimediali è da provare Zumo Drive.

Se voglio condividere indirizzi web (con l'aggiunta di un breve commento) tra vari dispositivi (in attesa di Firefox Home) e browser è da anni presente Delicious: permette di inserire link e catalogarli ed accedervi da ogni browser (ci sono anche delle App se preferite). Comodo per approfondire in seguito alcuni argomenti. Inoltre è possibile vedere quali sono le pagine più segnalate dagli utenti (in pieno stile web 2.0), in modo che non vi scappi alcun tema rilevante.

Altrettanto comodo trovo la possibilità di prendere note, magari parti di un articolo, ritagliarlo e metterlo in un blocco note nella cloud: Evernote. Ad esempio vedete un bel agriturismo mentre navigate in Internet; vi segnate i dati salienti (tra cui indirizzo e numero di telefono); create una nota; alla prima occasione sincronizzate Evernote sullo smartphone. E così la cloud potrebbe risolvervi una serata ;-P

giovedì 17 giugno 2010

Il saggio, il ricco ed il fortunato

Una decina d'anni fa (o forse più) preso dallo sconforto per la lentezza di un Windows 98, provai a deframmentare il disco.

Non so se fu quell'operazione o cosa, ma al successivo riavvio il sistema non riconosceva più la Partition Table dell'hard disk. Sistema inutilizzabile.

Ma mi serviva! Almeno le partizioni con Linux.

Così iniziai a settacciare Internet (con un altro PC, ovviamente), finché non mi imbattei in una guida molto interessante per recuperare la Partition Table. Proponeva 3 scenari possibili: che l'utente fosse un uomo saggio oppure ricco oppure fortunato.

Il saggio

L'uomo saggio si scrive da qualche parte (non sul PC relativo) come ha partizionato il disco (l'output di fdisk -l e fdisk -l -u). Qualora si presenti un problema alla Partition Table ha tutti i dati per ripristinarla, ricostruendo le partizioni com'erano, con un software di partizionamento come fdisk (la versione per Linux, intendo).

Il ricco

L'uomo ricco può permettersi software commerciali che ripristinano la Partition Table. La guida ne nominava almeno uno (non ricordo bene). In alternativa l'uomo ricco poteva pagare qualcuno che sapesse ripristinargli il disco.

Il fortunato

Probabilmente al fortunato non capitano queste disavventure, ma se capitano potrebbe usare fdisk ed indovinare i valori giusti per ricostruire la partition table (e magari vincere al super-enalotto).

Il mio caso

Nel mio caso non ero e non sono certo ricco, né fortunato, né saggio, perciò cerco di essere almeno previdente. Mi ero segnato i dati, ma prima dell'ultimo ripartizionamemto. Per fortuna non avevo stravolto la Partition Table e ricordavo cosa avevo modificato e per ottenere cosa, per cui qualche dato l'avevo. La guida mi aveva indicato gli strumenti ora serviva solo un po' di fortuna per trovare i valori mancanti. Bastarono 2 o 3 tentativi.

Mi torna spesso in mente quel simpatico HowTo (mi piacerebbe ritrovarlo). Oggigiorno probabilmente ci sono altri strumenti che possono aiutare in casi simili, come gpart e GNU Parted.

La morale

La morale? Se vuoi realizzare qualcosa o sai farla o paghi qualcuno che la faccia per te, altrimenti devi imparare a cavartela da solo con un po' d'esperienza ed un po' di fortuna (non si può essere sempre fortunati né avere sempre amici che ti aiutano).

martedì 15 giugno 2010

iPad vs. Netbook

Spesso sento chiedere: "cosa fa iPad che un netbook, molto più economico, non fa?"
Risposta: niente, anzi, fa molto meno. Il punto non è cosa fa, ma come lo fa e, di conseguenza, l'utenza a cui è rivolto, ovvero le esigenze che va a soddisfare.

iPad non è un computer, ma nemmeno un media player. Che l'esperienza d'uso del computer di alcune persone sia talmente limitata da poter essere tranquillamente rimpiazzata dall'iPad, questo è un altro discorso...

Conosco ragazzi che hanno preso un netbook per navigare in Internet, tuttavia si lamentano perché il Linux preinstallato gli è ostico ed a navigare con Windows non si fidano. Quindi: doppio sistema operativo (una macchina virtuale sui netbook non sarebbe molto reattiva). Ma non è di certo una soluzione comoda.

Io solitamente consiglio di provare ad installare una distribuzione diversa da quella preinstallata, come Ubuntu Netbook Edition. Non avendo un netbook, ho potuto testarla solo per qualche minuto. L'interfaccia è molto reattiva ed ottimizzata per display di ridotte dimensioni. Mi ha fatto una buona impressione (anche se ho litigato con la tastiera per via delle sue ridotte dimensioni).

Se, invece, non si ha tempo/voglia per configurare un netbook, non si hanno esigenze specifiche che il tablet di Apple non possa soddisfare, se si preferisce un qualcosa "chiavi in mano", se vi spaventa l'idea di installare un sistema operativo, ma non il prezzo, allora, probabilmente, l'iPad fa per voi.

venerdì 11 giugno 2010

Usando la cloud (pt. 1ª)

Si fa un gran parlare di cloud (anch'io ne ho parlato, è il termine del momento). Così, un po' per curiosità ed un po' per necessità ho deciso di provare alcuni servizi che la cloud può offrire al singolo utente (sicuramente offre molto di più alle aziende). Scriverò su questo blog alcuni post sull'argomento, man mano che proverò cose nuove (e avrò tempo per scrivere ;-P).

Premessa

In realtà non mi piace molto l'idea di avere dati e documenti miei sparsi su chissà quali server. Inoltre c'è sempre l'incognita connessione: chi mi assicura che il server/i miei documenti/la connessione saranno disponibili quando mi serviranno?
Ok, anche il mio PC si può rompere e quindi potrei non disporre dei miei dati quando voglio, ma, francamente, la sento come una possibilità più remota (specialmente se la paragoniamo alla probabilità di avere una connessione lenta o inesistente).

Inoltre, temo sempre che la cloud sia un primo passo verso un mondo fatto di dispositivi poco performanti e calcolatori remoti. Un mondo fatto per gli smartphone, se volete, ma non per chi (utenti professionali o semplici hobbisti) ogni tanto ha la necessità di sfruttare la sua macchina.

Perciò finora sono stato restio ad usare questi servizi.

Tuttavia, non si può vivere sotto una campana di vetro. Se la cloud comporta dei rischi, ha anche dei vantaggi. Inoltre il modello dei mainframe è già caduto in disuso una volta. Ora il successo torna dalla loro parte, ma alla fine si arriverà ad un equilibrio tra personal computer e computing distribuito.

Ho deciso quindi di non perdere il treno e di andare a vedere che comodità offra la cloud.

1ª parte

La mia prima esigenza è stata quella di semplificarmi la vita come utente di diversi dispositivi, tra cui uno smartphone che non permette di scambiare facilmente file tra le sue applicazioni.

Ho iniziato usando Google Docs, di cui avevo tanto sentito parlare, ma non avevo mai provato (per i motivi suddetti). Per scrivere brevi paginette con testo formattato lo trovo valido. Non mi sono spinto oltre poiché per ora non ne ho esigenza. Anzi a dire il vero, io sono ancora della vecchia scuola: prima scrivo il tutto in plain text (testo semplice) e solo alla fine formatto. Così il testo lo posso passare da vi a OpenOffice a Google Docs, ecc.

Ho provato Google Docs sul browser dell'iPhone, ma non va. A questo punto mi serviva un'applicazione che mi permettesse di scambiare i dati di Google Docs anche sullo smartphone. Ovviamente c'è e probabilmente ce ne sono altre (ho letto buone recensioni di Office²). Io ho scelto awesome Note.

In questo modo, riesco ad iniziare a scrivere i post di questo blog sull'iPhone, dovunque mi trovi, e proseguire sul PC (capita anche vice versa).

In effetti inizio ad abbozzare un post appena mi viene l'idea, prima che venga cancellata dalla mia ridotta memoria e per questo trovo molto utile poterlo fare ovunque. Sviluppo poi il post su iPhone o PC a seconda dell'occasione e può passare da uno all'altro più volte. Infine metto i link (raramente sull'iPhone perché la mancanza del multitasking lo fa diventare un lavoro troppo lungo, vedremo con iOS 4) e come ultima cosa formatto il testo. Quest'ultima operazione la effettuo sul sito del blog, in modo da poter avere l'anteprima.

Paradossalmente, sul dispositivo mobile ho una copia locale del documento, mentre sul PC non rimane niente, poiché lavoro su un file remoto. Questo ha senso perché non sempre ho accesso ad Internet con lo smartphone (dipende da dove mi trovo), mentre il PC si sposta meno ed è spesso connesso in rete.

martedì 8 giugno 2010

WWDC 2010, iPhone 4 ed iOS 4

Qualche nota sul WWDC 2010 (Worldwide Developers Conference), l'annuale conferenza di Apple.

Per chi ancora non lo sapesse, è stato presentato l'iPhone 4 (questo il semplice nome). Il suo aspetto è quello che si era già visto nel famoso scoop di Gizmodo (che pare non sia stata invitata alla conferenza :-/ ). Vetro davanti e dietro, a prova di impronta. L'anello d'acciaio intorno è diviso parti con delle feritoie integranti l'antenna.

Sulla carta, mi piace molto il nuovo display ad alta risoluzione chiamato Retina Display (326 ppi (pixels per inch) pare che il limite per l'occhio umano sia 300, per cui non si dovrebbero vedere i pixel), vedremo dal vivo. Questo dovrebbe risolvere il problema per le applicazioni in quanto iPhone 3GS ha una risoluzione di 480x320 pixel a 163ppi mentre iPhone 4 960x640pixel a 326 ppi, per cui le vecchie applicazioni saranno più dettagliate ma di dimensioni uguali (iPad ha comunque una risoluzione diversa: 1024x768 pixel resolution a 132 ppi). Probabilmente nuovi display arriveranno su altri prodotti della mela.

Come nuovo hardware c'è lo stesso processore dell'iPad (A4), l'aggiunta di un giroscopio (per maggior reattività in alcuni giochi), un secondo microfono, una fotocamre frontale, quella sul retro diventa da 5 megapixels con flash. Insomma qualche aggiunta hardware c'è, se la risoluzione del display non è un problema, comunque la frammentazione avanza: provate ad usare un giochino che sfrutta lo giroscopio sui prodotti precedenti.

Nonostante le dimensioni esterne siano tutte ridotte, la batteria è cresciuta in termini di dimensioni, ma mi aspettavo qualcosa di meglio come durata: da 9 a 10 ore in collegamento ad internet col WiFi, comunque non è male. Resta l'incognita GPS, noto prosciugatore di batterie.

Sul nuovo sistema operativo si sapeva già quasi tutto, tranne che cambierà nome, da iPhone OS 4 al più semplice iOS 4 (la mia tastiera ringrazia), e la data di uscita: 21 giugno. Il cambio di nome non è una semplice questione di marketing, non ce n'era bisogno, ma probabilmente sta a sottolineare che non c'è solo l'iPhone, ma anche iPod Touch ed iPad e alcuni vociferano che sarà installato anche sulla nuova Apple TV (settore in cui dovrà rincorrere Android).

Come ci si aspettava tra i possibili motori di ricerca integrati in Safari oltre a Google e Yahoo! è stata aggiunta una terza possibilità: Bing.

Verrà integrato iBooks. E' chiaro che Apple sta spingendo anche su questo mercato ed il Retina Display aiuterà.

Ovviamente si è parlato anche di pubblicità, iAds - il sistema pubblicitario integrato in iOS. A proposito di pubblicità.. ehmm...

Infine è stata presentata una nuova applicazione: FaceTime: videochiamate. Nuova? Sì, perché funziona solo via WiFi (non 3G) e quindi, oltre a ridurre i costi, potrebbe funzionare: la banda qui c'è. Contro: funziona solo dove c'è un accesso WiFi e quindi non dappertutto e non è basata su standard aperti (al contrario di ciò che dice Apple): per ora è possibile solo tra 2 iPhone 4. Apple forse si è mossa per prima per imporre il suo standard.

E' stato annunciato anche il prossimo arrivo di Farmville su iPhone :-O (niente flash, ovviamente).

Cosa manca?
Beh, i Mac: nessuna novità sui PC. Alcuni si aspettavano qualcosa riguardante MacBook Air e Mac Pro. Magari qualche annuncio su cosa bolle in pentola per Mac OS X. Ripartirà la solita domanda: solo questione di comunicazione (pochi annunci alla volta) o i Mac stanno cadendo in secondo piano? Forse per placare gli animi, oggi è uscito Safari 5; tra le novità per questo browser, il supporto ai plug-in.

sabato 5 giugno 2010

iPhone OS: frammentazione in arrivo?

E' noto il problema della frammentazione per Android, anche se Google minimizza, ma finora era del tutto trascurabile per iPhone OS. Tuttavia, con l'avvicinarsi della quarta serie di smartphone by Apple (probabilmente presentata lunedì prossimo) temo che il problema si farà più importante.

Finora si sono avute solo piccole differenze hardware, principalmente le seguenti:
  • iPhone 2G è più lento sulla rete non potendo sfruttare le tecnologie 3G;
  • hardware più performante su iPhone 3GS (processore più veloce, RAM raddoppiata);
  • iPod Touch non dispone di fotocamera, né microfono, né funzioni legate ai servizi telefonici (e se non ricordo male nemmeno di GPS).
Con l'avvento dell'iPad, cambia anche le risoluzione video. Inoltre, il fatto che iPhone OS 3.2 sia disponibile solo su questa piattaforma e che il 4.0 per iPad arriverà qualche mese dopo la versione per iPhone/iPod Touch fa pensare che i 2 sistemi operativi non siano proprio uguali uguali.

Si sa già che iPhone OS 4.0 non funziona sulle prime generazioni di dispositivi (iPhone 2G e iPod Touch prima serie) e che avrà dei limiti sulle seconde generazioni (ad es. il multitasking non funziona su iPhone 3G e iPod Touch di seconda generazione). Mentre finora un'altissima percentale di dispositivi usava l'ultima generazione del sistema operativo (aggiornamenti gratuiti per i Phone, non per iPod Touch), ora si avrà una frammentazione a livello di sistemi operativi. Avremo dispositivi con iPhone OS 3.x, iPhone OS 4.x limitato ed iPhone OS 4.x completo.

L'hardware del nuovo dispositivo sarà più performante ed inoltre la nuova versione di iPhone (comunque si chiamerà) probabilmente avrà una risoluzione del display maggiore degli iPhone attuali (del resto la concorrenza ha da tempo dispositivi con risoluzione più alta). Cosa comporterà questo per le applicazioni? Interfacce diverse? Staremo a vedere. Ciò che temo è che alcune applicazioni vengano sdoppiate in versioni a bassa risoluzione, dispositivi attuali tranne iPad, e versioni ad alta definizione, nuovi dispositivi e iPad, se non con una terza solo per iPad.

Mi chiedo come gestiranno il passaggio gli sviluppatori: aggiornamenti gratuiti o nuove versioni distinte? Sicuramente per almeno un anno le versioni a bassa risoluzione saranno dominanti e quindi attivamente sviluppate, poi vedremo. Tra l'altro l'AppStore non permette l'installazione di versioni precedenti, per cui se una versione verrà aggiornata richiedendo specifiche software o hardware più recenti, i vecchi utenti verranno abbandonati.

Apple vende i suoi cellulari sul mercato americano (e su altri) non direttamente, ma tramite operatori, collegandoli a contratti biennali. Quando i contratti scadono gli interessi a rinnovarli vendendo nuovo hardware aumentano.

Tuttavia, la situazione non è grave come quella di Windows Mobile che verrà sostituito da Windows Phone, completamente incompatibile, nè come quella di altri dispositivi difficilmente aggiornabili. E' un passaggio verso il nuovo, inevitabile, ma in questo caso graduale.

giovedì 3 giugno 2010

La scuola di domani

La scuola sta cambiando. E non parlo di nuovi piani di studio o altre stranezze. Intendo gli strumenti che useranno i nostri figli (o almeno me lo auguro).

Pensavate che Courier fosse troppo avveniristico e che fosse per questo motivo che la Microsoft l'avesse cancellato? Guardate un po' cosa ha fatto Kno, una start-up californiana, con 90 dipendenti e basandosi su Linux. Il prodotto è quasi pronto, atteso entro la fine dell'anno.

Kno Movie from Kno, Inc. on Vimeo.


I primi commenti sono generalmente positivi, anche se qualcuno critica pesantemente le dimensioni, in fondo è solo la versione 1.0. Non so se questa start-up avrà la forza di imporsi, ma la strada per nuovi prodotti è segnata. Il prezzo attualmente è elevato (circa 1000$), ma sviluppandosi calerà. Gli auguro molta fortuna, o un'acquisizione che gli permetta di sviluppare le loro idee ;-)

P.S.
Non vi viene voglia di tornare a scuola?

domenica 30 maggio 2010

Browsers' wars - Maggio 2010

Situazione: continua il lento calo di Internet Explorer, che è ormai sceso sotto il 60%. Stabile Firefox, mentre Chrome conferma nettamente il suo terzo posto; Safari quarto.

Mozilla (l'organizzazione che sviluppa Firefox) finora ha perso le opportunità legate agli smartphone. Ma qualcosa sta cambiando. Con la presentazione di Firefox Home: un'applicazione per iPhone che darà agli utenti di Firefox l'accesso ai siti visitati di recente (history), ai bookmark ed alle tabs aperte. Inizi a navigare su un dispositivo e finisci su un altro. Fidatevi che è una grande comodità.
Google, invece, sta per presentare Chrome App Store , uno store, come quelli che vanno di moda sui smartphone, per Web Application. Ovviamente finirà anche su Google TV.

La settimana scorsa, un post su ReadWriteWeb parla di crescita di Chrome a discapito di Firefox. In realtà mi sembra che Firefox e Safari siano stabili, mentre il browser di Google cresce ed a scendere è Internet Explorer. Riporto un grafico con le rilevazioni di StatCounter. Probabilmente non c'è un passaggio diretto da IE a Chrome: chi anni fa è passato da IE a Firefox ora passa a Chrome, mentre chi era rimasto con IE sta passando ora a Firefox.