mercoledì 10 marzo 2010

Pareto, gli MP3 e la cloud

Ho letto un articolo su Wired che descrive come numerosi prodotti acquistati negli ultimi anni siano cambiati nel nome della semplicità d'uso, dell'economicità e della permanente disponibilità, il tutto a discapito della qualità.

Il classico esempio è l'uso degli MP3 al posto dell'alta fedeltà dei CD. Altri esempi sono le videocamere economiche a bassa risoluzione e le applicazioni web.

Personalmente condivido queste conclusioni, anche se, più che sulla continua disponibilità (anche su hardware diversi), metterei l'accento sull'interoperabilità. Con ciò intendo la possibilità di usare questi prodotti in combinazione con altri. Infatti, un grande impulso alla diffusione del formato MP3 l'hanno dato sia i lettori MP3 che le ridotte dimensioni del file (permettendone la vasta diffusione su Internet). Per le videocamere economiche un fattore non trascurabile è la possibilità di condividere i propri video su siti come YouTube.

Un altro punto a favore di questi prodotti è la loro trasportabilità: piccole dimensioni, piccolo peso. In fondo siamo in un mondo sempre più veloce e connesso.

Questi nuovi prodotti hanno successo perché, pur non eccellendo in qualità e funzioni, sono qualitativamente sufficienti per i loro utenti. Tutto questo mi ricorda il principio di Pareto. Secondo questa legge empirica, la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause. Nel nostro caso possiamo dire che l'80% delle operazioni degli utenti corrispondono al 20% delle funzioni a disposizione di un applicativo.

Proprio su questo principio si basano le applicazioni web: poche semplici funzioni, per puntare a soddisfare l'80% degli utenti. Questi sono comunque milioni ed il traffico è garantito (e quindi anche gli introiti). Ci sono applicazioni per ritoccare immagini, office suite (fogli elettronici e word processor: Google Documenti, Zoho, FengOffice, ecc. ), web mail, ecc. Queste applicazioni web non sono performanti, ma hanno altri vantaggi: offrono le funzioni base senza tanti fronzoli, i dati sono disponibili da diversi pc o smartphone, in caso di guasto hardware i dati rimangono disponibili, sono applicazioni economiche (se non gratuite), ecc.

Tuttavia, a mio avviso, c'è un aspetto negativo di questo approccio che viene poco considerato: l'appiattimento delle risorse. Non solo questi strumenti sono scarsi in termini di prestazioni e qualità, ma mancano di strumenti che possono fare la differenza. Se alla fine milioni di utenti usano le stesse 20 funzioni e gli stessi modelli, non rischiamo di unificare, ovvero di ridurre, le nostre possibilità d'espressione? Immaginate che per esprimervi vi vengano concesse solo 5 lettere e di non poter usare parole con più di 4 lettere...

1 commento:

  1. una situazione simile esiste: è il caso degli sms, nelle primissime versioni erano limitati a 160 caratteri. cosa hanno fatto gli utenti? hanno trovato metodi creativi di usare il canale.
    in seguito la tecnologia è migliorata, seppellendo almeno i francobolli.
    ed è stata una rivoluzione, nonostante le limitazioni poter comunicare in mobilità e in tempo quasi reale è una stra-killer-feature.
    comunque, il mondo è grande e c'è posto per tutti, le applicazioni professionali continueranno ad utilizzare soluzioni senza compromessi...

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