mercoledì 31 agosto 2011

Agosto rovente


Non tutti vanno in ferie in agosto, anzi quest'anno è stato un mese di eventi che lasceranno il segno.

Ufficialmente per avere brevetti per poter difendere meglio Android, ma ora Google è entrata in possesso di un costruttore di smartphone. È in diretta concorrenza con gli altri costruttori che usano Android. Come evolverà la situazione? Samsung potrebbe sentirsi a disagio con Microsoft che punta su Nokia e questa nuova acquisizione, ma sta giocando bene le sue carte: oltre ai 2 sistemi operativi di queste multinazionali sta sviluppando anche il suo Bada. Vedremo cosa faranno gli altri costruttori. Magari qualcuno potrebbe acquistare webOS da HP, per difendersi nella guerra dei brevetti, ma anche per avere un solido sistema operativo per smartphone e tablet (qualcuno dice che Samsung stessa sia interessata)

Nel breve periodo non credo che questo impatterà molto su Apple. Del resto era inevitabile che accadesse prima o poi, ma ora come presidente può comunque indirizzare la sua ditta ancora per un po'. 

Probabilmente la nomina di un CEO che viene dal mondo software era stato fatto per questo. Nonostante HP sia il primo produttore al mondo per numero di PC, i margini sono sempre minori e il fatturato lo fanno altri. I primi a farne le spese sono smartphone e tablet con webOS che sono già stati dismessi (forse o forse stanno cercando di alzare il prezzo...), ma HP vorrebbe vendere la propria divisione PC come fece IBM anni fa. Il problema è che non trova un compratore.

Evento passato quasi in sordina, in effetti più di forma che di sostanza.
Tuttavia è un momento per fare il punto della situazione: Linux non ha sfondato sui desktop, ma sta conquistando ogni altro settore: smartphone e tablet (principalmente con Android), server, mainframe, supercomputer, set-top box, e ogni altro scatolotto.

giovedì 14 luglio 2011

iCloud non è cloud computing

All'indomani della presentazione di iOS 5 e iCloud, un mio collega mi disse: "Hai visto cosa ha presentato Apple? dal loro telefonino potrai accedere a risorse di calcolo enormi!!" Ed io: "Guarda che non è così". "Sì, sì, è cloud computing". 

In effetti, con cloud computing si indicano un insieme di tecnologie che permettono sia di memorizzare/archiviare dati che di elaborarli tramite l'utilizzo di risorse distribuite e virtualizzate in rete.

iCloud permette (via internet) di memorizzare, archiviare, sincronizzare, trasferire fra i propri dispositivi dati e applicazioni, ma oltre all'elaborazione richiesta per queste operazioni, non permette di usare la potenza di calcolo di server remoti.

Come iPhone non è un telefono (ma un palmare che tra le altre cose fa da telefono), iCloud non è cloud computing.

Nella piattaforma di Apple, viene offerto agli sviluppatori (tramite le iCloud API) l'accesso ad una serie di servizi finora riservati alle applicazioni web. Si arricchisce quindi l'infrastruttura offerta da Apple ai suoi utenti, rendendo le applicazioni native migliori. Il computing, cioè le risorse di calcolo, non sono trasferite nella cloud, ma rimangono nell'hardware del cliente, ovvero nel core business di Apple: vendere hardware.

Questa è una sfida sia alle applicazioni web, sia alle altre piattaforme.

La visione del cloud computing di Google è invece favorevole alle web app: dati e applicazioni nel web, riducendo l'interfaccia utente ad un browser (vedi Chrome OS, nel quale rimane comunque una copia locale dei dati per poter lavorare senza connessione ad internet).

mercoledì 6 luglio 2011

L'importanza di inciampare

Le ricerche che effettuiamo su internet coi principali motori di ricerca (Google, Yahoo, Bing) sono filtrate ed ottimizzate in base alle nostre precedenti ricerche e siti visitati a partire dai motori di ricerca. Analogamente, i link che ci vengono proposti dai nostri amici sui siti sociali come facebook, sono opinioni provenienti da una ristretta cerchia di conoscenti.

Filtrati dagli amici o dai conoscenti, queste informazioni sono autopropaganda, sono una Filter bubble.

Per uscire da questo circolo vizioso bisogna inciampare, imbattersi in qualcosa di nuovo.

Probabilmente anche StumbleUpon usa filtri simili, ma farci un giro come nuovo utente (e senza cercare conoscenti, mi raccomando) potrebbe dare qualche sorpresa.

Per cercare di uscire dalla bolla, potete provare altri motori di ricerca: DuckDuckGo, ad esempio, è pensato proprio per questo.

martedì 5 luglio 2011

3 mesi dopo

Nonostante la pausa di circa 3 mesi, questo blog non è ancora chiuso.

In questi 3 mesi non sono accadute poche cose, anzi se ne sono avvicendate talmente tante che non ho avuto il tempo di commentarle.

Non posso porre rimedio alla mancanza di 3 mesi con uno o più post, per ora mi limiterò a ricordare (innanzitutto a me, che sono smemorato) solo alcune novità tra i sistemi operativi per smartphone.

C'è stata una discussione su quanto sia effettivamente "aperto" Android ed effettivamente penso che a parole lo sia più che nei fatti, comunque non sembra sia violata la GPL; in generale concordo con Thom Holwerda: Android, Openness: Must and Should. Tuttavia non bisogna mai abbassare la guardia, non è un mondo di santi. Penso che valga la pena avere sempre una seconda alternativa, come GNOME e KDE, per cui non date per persi MeeGo e/o WebOS (entrambi su base Linux, come Android).

Con la nuova versione di Android Google punta ad interfacciarsi con altri dispositivi e magari ad androidi veri e propri.

iOS 5 ed iPhone 5 sono stati rimandati a dopo l'estate, ma il sistema operativo è stato presentato. Microsoft non ha perso l'occasione di giocare d'anticipo e presentare anch'essa la sua nuova versione di Windows Phone 7 (WP7), nome in codice Mango.

RIM ha iniziato la commercializzazione del suo tablet (PlayBook) e HP ha messo sul mercato, ma finora solo in un esiguo numero di mercati, uno smartphone con WebOS (Veer) ed un tablet (TouchPad), si è inoltre mostrata possibilista sulla possibilità di concederlo in licenza (forse qualcuno vuole abbandonare Android - troppa concorrenza - o WP7 - poche vendite?).

Tutti stanno lavorando alacremente alle proprie piattaforme.

sabato 19 marzo 2011

Usabilità

Le applicazioni offrono un sempre maggior numero di funzionalità (di cui l’utente finale usa solo un piccolo sottoinsieme) e di conseguenza diventano sempre più complesse.

Complesso non è sinonimo di complicato, ma solitamente più un’applicazione è complessa più è complicata per l’utente finale, specie per un nuovo utente. Tuttavia un aggiornamento con nuove funzionalità è ciò che permette ad una software house di avere un incremento di vendite in un breve periodo: gli utenti vogliono sempre più funzioni in una sola applicazione.

Un’altra cosa che vogliono gli utenti è l’usabilità. A questo punto sorge spontanea la domanda: come è possibile fornire una maggior facilità d’uso ed al contempo un maggior numero di funzioni?

Vediamo qualche esempio.

Sistemi Operativi Mobile

Apple ha semplificato e reso maggiormente usabile, riducendo le opzioni/funzioni, il suo sistema operativo per farlo stare in un piccolo dispositivo: all’inizio il sistema operativo dell’iPhone non aveva funzionalità di copia/incolla, non poteva mandare MMS, nessuna forma di multitasking per le applicazioni terze, ecc.
Pian piano, l’azienda di Cupertino sta aggiungendo sempre nuove caratteristiche.

Oggi, iOS ed Android, hanno molte più funzioni delle versioni con cui hanno debuttato ed i clienti si aspettano queste caratteristiche da uno smartphone. Di conseguenza, chi si appresta a lanciare un nuovo sistema operativo per questi sistemi si trova nella difficoltà di dover implementare qualcosa di usabile e ricco di funzionalità fin dall’inizio. Microsoft, ad esempio, ha scelto di sacrificare funzionalità come il copia/incolla ed il multitasking per le applicazioni terze nella sua prima versione di Windows Phone 7, ma sembra che il mercato non abbia apprezzato particolarmente questa scelta.

Hardware

Il PC sta diventando sempre più simile ad un elettrodomestico, nonostante ogni anno sia sempre maggiore il numero di persone che hanno iniziato a conoscerlo a scuola o al lavoro. Per molti utenti deve essere il più semplice, il più usabile possibile. Poche funzioni, facilmente accessibili e magari su un sistema affidabile, intuitivo e pronto all’uso in pochi secondi: insomma un tablet.

venerdì 11 marzo 2011

E' tempo per un nuovo motore di ricerca?

Un decennio fa il web era principalmente statico e pochi siti avevano centinaia o migliaia di pagine; era necessario un po’ di lavoro per scrivere e pubblicare una o più pagine web.

Oggi, il numero di pagine (web) pubblicate è aumentato di vari ordini di grandezza. Grazie a strumenti come Blogger, WordPress e Tumblr, ognuno può iniziare a scrivere pagine web, per non parlare di CMS come Drupal e Joomla che permettono di creare facilmente siti dinamici e multifunzonali. E’ un web in veloce e continua espansione, dove non solo chi mantiene siti e blog crea contenuti, ma anche i loro lettori, lasciando messaggi talvolta altrettanto interessanti.

Ci sono, inoltre, flussi continui di informazioni su siti in continuo cambiamento come Twitter, Facebook, Quora, Flickr, YouTube, ecc.

Oltre a questi flussi, ci sono le cosiddette content farm che creano siti per attirare utenti a cui mostrare pubblicità: pochi contenuti o contenuti copiati da altri siti, ottimizzati per avere link dai motori di ricerca, aggiornati spesso e molta pubblicità (spesso fornita da Google...).

Infine, oggi una pagina ha un suo ciclo di vita che coinvolge maggiormente i lettori e può essere sintomatica della sua rilevanza:
  • viene pubblicata;
  • talvolta viene aggiornata;
  • gli utenti interagiscono con essa: viene visualizzata, viene condivisa (tramite Facebook (con "Mi piace" o link) e altri siti), vengono aggiunti commenti, ecc.;
  • viene indicizzata ed appare nei motori di ricerca;
  • col passare del tempo, in generale, le pagine hanno sempre meno visitatori e quindi meno interazione.
Di conseguenza, il tipo di ricerca sul web che ci ha dato fino ad oggi Google era ideale una decina d’anni fa, ma oggi inizia a segnare il passo.

Sono già molti all’opera per cercare di mettere a punto un nuovo sistema di ricerca (ad esempio, e anche), ma anche Google non sta dormendo.

mercoledì 23 febbraio 2011

Chi primo arriva

Chi primo arriva meglio alloggia. Questa massima è purtroppo vera anche per i sistemi operativi.

Chi riesce per primo a piazzare numerosi dspositivi col proprio sistema operativo (iOS ed Android oggi, Windows ieri) non solo dispone di un grande bacino di utenza nel presente, ma lega questi utenti a se anche per qualche anno a venire.

Per prima cosa, gli utenti che acquistano applicazioni investono su un sistema operativo e quindi ci penseranno due volte prima di passare ad un altro. In secondo luogo, l’interfaccia di ogni sistema è diversa da quella degli altri e l’utente abituato ad una di queste si troverà “scomodo” con l’interfaccia di un altro sistema operativo. Per non parlare dell'antipatica pratica di creare periferiche dedicate solo ad alcuni sistemi.

Questi fattori creano delle barriere che rendono difficile il passaggio dell’utenza da una famiglia di prodotti ad un’altra e creano quindi anche un ostacolo a chi arriva tardi sul mercato con sistemi nuovi o semplicementi diversi.

lunedì 14 febbraio 2011

Fai la cosa giusta

Nokia doveva fare qualcosa: il suo sistema operativo è ormai superato ed il nuovo non è pronto. Ma ha fatto la mossa giusta?

Non sono convinto che legarsi a Microsoft sia la scelta migliore. Nokia ha un nome e una tradizione di hardware di buon livello; poteva rivolgesi ai clienti dicendo: noi facciamo hardware, il sistema operativo sceglietelo voi - per questo vi proponiamo i nostri dispositivi con Windows Phone o Android o Symbian o MeeGo. Così come fanno altro costruttori (in particolare Samsung con Android, Windows e Bada) . Il mercato avrebbe decretato la scelta migliore. Se gli utenti non apprezzassero Windows Phone, cosa farà Nokia?

Questa alleanza potrebbe far pensare ad alcuni che chi sviluppa per le piattaforme mobili ora individui in Windows Phone la terza alternativa per le loro applicazioni. In realtà, credo che gli sviluppatori siano molto atratti anche dal successo dei tablet e questa piattaforma per ora ne è priva.

Inoltre, l’interfaccia di Windows Phone 7 è molto diversa da quelle di iOS e di Android. È vero che questo può permettere agli sviluppatori di provare qualcosa di nuovo, ma ne hanno il tempo?, questa diversità non potrebbe portarli verso piattaforme più simili come webOS? e cosa ne pensano gli utenti che ormai sono abituati a conoscere le altre interfacce?

Infine, la casa finlandese offrirà sicuramente una miriade di forme e caratteristiche. Gli utenti Apple forse si annoieranno dei dispositivi monoformato, ma le variazioni potrebbero portare ad una certa frammentazione della piattaforma di Nokia. Ne sanno qualcosa gli utenti attuali (e anche quelli di Android).

sabato 12 febbraio 2011

Personal tablet

Non so se i tablet soppianteranno i PC come dicono alcuni, ma sicuramente stanno prendendo piede e lascieranno il segno (già hanno soppiantato i netbook).

I tablet sono l'unione tra PC e smartphone, sono un PC più personale e meno computer (almeno per le attuali funzionalità e potenza di calcolo). Nei prossimi mesi la sfida si farà serrata per la conquista di questo mercato e gli sfidanti sono: Apple con iOS, Google (con vari costruttori come Acer, Asus, Dell, Samsung...) con Android 3.0 e successivi, HP con WebOS ed infine  RIM con BlackBerry Tablet OS. Vorrei far notare come Microsoft, che più volte ha cercato di lanciare i tablet abbia sempre sbagliato il bersaglio e sia attualmente fuori dai giochi (idem per Nokia).

venerdì 11 febbraio 2011

Computer: qualcosa di personale

I computer sono qualcosa di "personale": non solo ci si mette dentro tutti i propri ricordi (foto e video ad esempio), la propria posta, il proprio lavoro, ma spesso si hanno lunghe discussioni a proposito dei sistemi operativi usati.

Eppure, guardate i siti dei produttori: asettici; pensati per il professionista, l'azienda o al massimo all'hard gamer (giocatore incallito). Tutti, tranne uno: Apple ti propone i suoi prodotti per le Feste e per S. Valentino, ha uno Store per la vendita diretta e ne cambia la veste per ogni occasione, si è fatta vicina al lato personale dell'informatica.

Del resto tutti i produttori, ormai, usano gli stessi componenti di Intel, AMD o NVIDIA. Come distinguersi se anche il sistema operativo è lo stesso? Non per niente i margini di Apple sono veramente notevoli, mentre quelli degli altri produttori sono risicati.

Il mondo degli smartphone è ancora più personale ed avere un sistema operativo proprio aiuta i produttori a distinguersi ed aumenta la concorrenza. Perciò, bentornato WebOS (e rammarico per MeeGo; Nokia ripensaci...).

Falò finlandese


Che Symbian fosse ormai superato era evidente a tutti. Come ammette lo stesso Elop (CEO di Nokia) è incredibile come, dopo 4 anni dal primo iPhone e dopo 2 anni dall'arrivo di Android, Nokia non sia riuscita a rispondere con un prodotto equivalente né all'uno né all'altro. Sono stati lì a guardare la loro piattaforma che bruciava. Ma oggi hanno gettato benzina sul fuoco.

MeeGo non sembra essere pronto. C'è veramente da chiedersi cosa abbiano fatto finora. Ora gettano tutto alle ortiche: la loro nuova piattaforma è Windows Phone 7. Cosa ne sarà delle Qt? Due piattaforme in declino che si uniscono, come è capitato molte volte. Vi ricordate quando Palm usò Windows Mobile? Toccò veramente il fondo.

Microsoft sicuramente non poteva permettersi un'altra piattaforma Unix (anche MeeGo poggia su Linux) e nessun produttore che scommettesse solo sul suo sistema (HTC, Samsung, e LG lo considerano alla stregua di Android o meno). Nokia non può non avere uno smartphone all'altezza della concorrenza. Ma questo matrimonio salverà due piattaforme allo sbando? Anche se il produttore finlandese fosse riuscito a strappare un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema operativo, riuscirà a differenziarsi dai telefoni degli altri costruttori con Windows Phone? 

Certo, molti utenti conoscono questi marchi da anni e potrebbero esserne attratti. Molti sviluppatori sono orfani delle piattaforme Symbian e Windows Mobile, ma scommetteranno su questa? o sono già passati ad iOS o Android o WebOS o QNX?

venerdì 28 gennaio 2011

Linux App Store

Installare applicazioni nelle più recenti distribuzioni Linux è sempre più facile grazie a gestori grafici di pacchetti (ad esempio Synaptic, PackageKit ed il più recente Ubuntu Software Center). Tutto questo prima dell'emergere dei nuovi Store derivati da quelli di Apple.

Tuttavia manca ancora qualcosa: un sistema valido per le principali distribuzioni ed un occhio di riguardo verso ciò che vuole l'utente medio. A questo utente, infatti, non interessano quali sono le dipendenze di un pacchetto, ma interessa vedere cosa ne pensano altri utenti di quel software e vedere delle immagini in anteprima dell'applicazione.

Sono molto lieto di leggere che le principali distribuzioni (RedHat, Fedora, Debian, Ubuntu, openSUSE, Mandriva and Mageia) stanno discutendo proprio di questi argomenti, al fine di rendere più partecipi gli utenti e sempre più user-friendly la gestione delle applicazioni sotto Linux.

Indubbiamente questo compito è reso più difficile dalla mancanza dei soldi che un App Store commerciale ricava ritagliandosi una percentuale sui prezzi di vendita delle applicazioni e sulle cifre che gli sviluppatori devono versare (in genere annualmente) per pubblicare le proprie applicazioni.

giovedì 20 gennaio 2011

Browsers 1/11

Lo scontro tra browser è sempre più acceso in questo inizio 2011.

Firefox supera Internet Explorer in Europa, ma il calo di quest'ultimo negli ultimi mesi è più per merito di Chrome che di Firefox stesso. Viene da chiedersi quanto sia il merito del Ballot Screen voluto dalla Commissione Europea in questo sorpasso. Ne servirebbe uno anche per la scelta dei sistemi operativi?

Le polemiche infuriano intorno alla scelta di Google di abbandonare H.264 in Chrome a vantaggio di WebM. Vale la pena leggersi questo: openness.

P.S.
Anche la FSF (Free Software Foundation) appoggia WebM.

martedì 18 gennaio 2011

CES 2011 (e seguito)

Al CES (Consumer Electronics Show, Las Vegas, 6-9 gennaio) 2011 i protagonisti sono stati i prototipi di tablet e di televisori, nonché gli annunci riguardanti i futuri sviluppi dei microprocessori ARM.

Google ha presentato Android 3.0, l'evoluzione del suo sistema operativo sviluppato pensando ai tablet.

Microsoft ha dichiarato che sta portando i suoi prodotti di punta, Windows e Office, su architettura ARM.
NVIDIA annuncia che sta sviluppando processori ARM per desktop e server.

Apple, grande assente, fa parlare comunque di sé: durante il CES fa partire App Store per Mac e dopo l'evento arriva iPhone per Verizon.

HP sembra voler seguire le impronte del marketing Apple: non presenta nuovi dispositivi con WebOS al CES, ma annuncia un evento per il 9 febbraio (9 + 2 = 11) in cui li presenterà.

giovedì 13 gennaio 2011

Assistenza

Nel corso dell'anno appena concluso ho avuto necessità di contattare i servizi di assistenza di varie società.

Voglio descrivervi qui di seguito la mia personale esperienza, che come tale non può dar luogo ad una valutazione oggettiva né esaustiva. Bisognerebbe avere un campione molto più ampio.  Spero che la mia esperienza possa esservi in qualche modo utile, magari anche solo di conforto.

Apple
Ho contattato il loro servizio assistenza due volte. La prima per un mio errore, riconosciuto, in parte volontario; ho contattato il servizio americano via mail: risposta puntuale, ramanzina d'ordinanza, problema risolto nei tempi preannunciati. La seconda volta ho telefonato al servizio assistenza italiano (servizio a pagamento) per un problema software: operatrice paziente ed esperta, mi ha dato le giuste direttive per risolvere il problema.

Vodafone
Anche loro li ho contattati 2 volte. La prima, in marzo, si sono dimostrati disponibili, ma il problema ha necessitato di parecchie ore per essere risolto e ho dovuto contattarli 3/4 volte, trovando ogni volta un operatore diverso. Tutti hanno fatto del loro meglio, probabilmente non era un disguido semplice da risolvere.
La seconda volta, in luglio, ho notato che il servizio è migliorato: l'operatore ti lascia ora un numero a cui puoi contattarli via SMS se il problema non si risolvesse. Comunque non ce n'è stato bisogno.

Tiny Core Linux
Non vi aspettate un servizio assistenza da una distribuzione Linux gratuita? Vi sbagliate.
Volevo provare un touch screen con la loro distribuzione e ho segnalato i problemi riscontrati sul loro forum. Ne è nato uno dei thread più lunghi e letti tra me ed uno degli sviluppatori, evidentemente interessato, fino alla risoluzione del problema (e al sorgere di altri che però non abbiamo approfondito).

Google
Ho notato alcuni problemi con la veste grafica rinnovata del mio blog ed il browser Opera. Non ho trovato di meglio che il forum ufficiale, ma nessuna risposta ufficiale :-(. Il tema fa parte di alcune caratteristiche in via di sviluppo, ma francamente mi aspettavo qualcosa di più.

Ubuntu
Infine, ho segnalato un problema ad Ubuntu. Non mi aspettavo alcuna risposta (quanti ne ho segnalati a Microsoft??), eppure, dopo qualche mese mi sono arrivate due mail. La prima mi informava che la mia segnalazione era stata riconosciuta come un bug e che anche un altro utente aveva segnalato il problema, per cui i 2 sarebbero stati accorpati. La seconda mail diceva che il baco era stato risolto (anche se solo per Ubuntu 10.10).

domenica 9 gennaio 2011

Sovraccarichi di notizie

Un problema generatosi con internet è il sovraccarico di notizie.

Sia quando cerchiamo qualcosa, sia quando vogliamo leggere o semplicemente visitare dei siti di notizie, ci troviamo sommersi da una marea di informazioni e ci vediamo costretti a perdere parecchio tempo a separare quelle che sono per noi importanti, da quelle che non ci sembrano degne di nota, da quelle che vorremmo approfondire in futuro.

Anche i motori di ricerca risentono della presenza di blog e di siti fatti solo per mostrare pubblicità ed ingannare i motori di ricerca stessi. Da notare che il principale motore di ricerca, Google, è a che il principale fornitore di pubblicità.

Una possibilità è quella di leggere le notizie più seguite (con servizi come Delicious o Digg) o consigliate da amici e conoscenti che le segnalano su Facebook o Twitter (o altri siti sociali). Mentre il primo sistema sembra in calo, il secondo sta diventando molto diffuso, ma non permette di seguire i propri interessi.

Non ci resta che limitare la nostra attenzione a pochi e scelti siti, ma anche in questo modo si rischia di ritrovarsi a seguire numerosi siti/blog aggiornati anche più volte al giorno.

Sono in sviluppo 2 tipologie di applicazioni per cercare di risolvere questo problema.

Il primo tipo, cerca di filtrare le notizie in base a ciò che leggiamo.
Esempi sono iCurrent o techmeme.
Queste applicazioni mi fanno molta paura, poiché cercano di ridurre i nostri interessi ad un algoritmo. Se ciò fosse possibile ci potrebbero aiutare, ma non potendo essere perfetto l'algoritmo ci fa perdere molte notizie interessanti o peggio ancora ci mostra solo quello che vuole qualcun altro.

L'altra tipologia, raggruppa in un'unica applicazione varie fonti di informazioni e siti sociali (Facebook e Twitter in particolare) e presenta questi flussi con un'interfaccia che ne permette una rapida fruizione.
Alcuni esempi di queste applicazioni sono Flipboard e Pulse.

Questo secondo gruppo lo trovo molto interessante e piacevole da usare. Sono un'evoluzione delle applicazioni che permettono di seguire altri siti (vi ricordate MyYahoo!?) sfruttandone lo RSS. Proprio questo formato sta scomparendo dall'uso diretto da parte degli utenti, per diventare motore nascosto per questo tipo di applicazioni.

Flipboard è talmente piacevole che non mi stupirei se diventasse una killer app per iPad (e magari per altri tablet in futuro). Del resto i tablet sono l'ideale per consultare internet.

giovedì 6 gennaio 2011

Editoria digitale

Riproporre riviste o giornali in formato elettronico in modo simile alla versione cartacea non spinge gli utenti a pagare. Che fare?

L'editoria su carta sta rallentando. L'editoria su web non trova utenti paganti e quei giornali che hanno creato una versione web solo a pagamento hanno pochi utenti e si isolano dal resto di internet: i motori di ricerca non mostrano i loro contenuti, né blogger o tweet o "mi piace" di facebook rimandano alle loro pagine. In questo modo difficilmente ottengono nuovi lettori e la pubblicità sulle loro pagine è poco utile al marketing.

Alcuni editori hanno creduto che iPad e device simili li avrebbe salvati. Perciò hanno creato applicazioni per dare al pubblico contenuti e grafica simile alle versioni cartacee o ai loro siti, ma a pagamento. Perché i lettori dovrebbero pagarli? Infatti, dopo un iniziale successo queste applicazioni sono già in declino.

Se il contenuto di un sito è a pagamento, quasi sicuramente troverò un altro sito che mi da contenuti simili gratuitamente.

Cosa può fare, quindi l'editoria per mantenere i suoi introiti? Ovviamente eliminare sprechi e contenuti inutili (sul web non serve fare volume). A parte questo, è difficile dirlo. Credo però che si debba puntare sulla qualità dei contenuti (specialmente per i blogger), su servizi per gli utenti (magari sfruttando la localizzazione) e sulla loro partecipazione (coinvolgendoli con la possibilità di lasciare commenti, ovvero di esprimersi, oppure potendo segnalare delle notizie).

Ovviamente il grosso dei contenuti deve essere gratuito, mentre i servizi aggiuntivi possono essere a pagamento (freemium, ve ne parlerò quest'anno).

Alcuni siti pubblicano articoli nuovi riservandoli ai lettori a pagamento per un certo periodo, per poi aprirli a tutti (come Linux Weekly News). Altri offrono impaginazioni, forums (vedi arstechnica), ricerche avanzate, ecc. come servizi extra. Infine, alcuni siti specializzati sfruttano la loro competenza in un determinato campo per realizzare applicazioni per gli appassionati.

martedì 4 gennaio 2011

sabato 1 gennaio 2011

Statistiche


Fine/inizio anno è tradizionalmente tempo di statistiche. Potevo esimermi?
Visto che il blog tratta (tra l'altro) di sistemi operativi e browser, ecco le percentuali di utilizzo dei lettori del blog (fonte: Google Analytics).



Sistema operativo


Linux
39,81%
Windows
31,56%
iPhone
22,85%
Macintosh
4,81%
(not set)
0,29%
Android
0,23%
iPad
0,23%
SymbianOS
0,11%
OS/2
0,06%
iPod
0,06%


Browser


Firefox
53,12%
Safari
18,85%
Chrome
12,03%
Internet Explorer
4,70%
Opera Mini
4,47%
Opera
2,69%
Mozilla Compatible Agent
1,95%
Mozilla
1,43%
Konqueror
0,34%
Camino
       0,11%



Internet Disaster Plan

Nel 2010 ci siamo appoggiati sempre più a servizi remoti. Tuttavia, questi non sono affidabili al 100% e non lo saranno ancora per (molti) anni: sempre più utenti portano ad un maggior carico di lavoro.

Nell'anno appena terminato, ci sono state interruzioni più o meno lunghe di vari servizi: Skype, Gmail, facebook, Twitter, ecc. ecc.

Se usate abitudinariamente uno di questi servizi, avete mai pensato a cosa fareste quando il servizio non funziona? Ovviamente bisogna pensarci prima che il problema si verifichi.

La cosa più semplice, in caso di malfunzionamento di un servizio su cui ci appoggiamo, è quella di spostarsi su un altro. E' quindi meglio conoscere almeno 2 servizi simili e diffondere la voce su dove siete reperibili in caso uno non funzioni. Tuttavia, capita spesso (come per le nostre strade) che se un servizio è momentaneamente interrotto, molti si spostano su un secondo e anche questo collassa (ad esempio nel 2009 ci fu un'interruzione di Gmail e gli utenti si spostarono su Twitter rallentandolo pesantemente). Quindi, è meglio avere anche una terza scelta.

La stessa cosa andrebbe fatta anche coi servizi di storage remoto: meglio appoggiarsi almeno a 2 fornitori doversi (ed avere una copia in locale). Certo, non è comodo.