mercoledì 31 agosto 2011

Agosto rovente


Non tutti vanno in ferie in agosto, anzi quest'anno è stato un mese di eventi che lasceranno il segno.

Ufficialmente per avere brevetti per poter difendere meglio Android, ma ora Google è entrata in possesso di un costruttore di smartphone. È in diretta concorrenza con gli altri costruttori che usano Android. Come evolverà la situazione? Samsung potrebbe sentirsi a disagio con Microsoft che punta su Nokia e questa nuova acquisizione, ma sta giocando bene le sue carte: oltre ai 2 sistemi operativi di queste multinazionali sta sviluppando anche il suo Bada. Vedremo cosa faranno gli altri costruttori. Magari qualcuno potrebbe acquistare webOS da HP, per difendersi nella guerra dei brevetti, ma anche per avere un solido sistema operativo per smartphone e tablet (qualcuno dice che Samsung stessa sia interessata)

Nel breve periodo non credo che questo impatterà molto su Apple. Del resto era inevitabile che accadesse prima o poi, ma ora come presidente può comunque indirizzare la sua ditta ancora per un po'. 

Probabilmente la nomina di un CEO che viene dal mondo software era stato fatto per questo. Nonostante HP sia il primo produttore al mondo per numero di PC, i margini sono sempre minori e il fatturato lo fanno altri. I primi a farne le spese sono smartphone e tablet con webOS che sono già stati dismessi (forse o forse stanno cercando di alzare il prezzo...), ma HP vorrebbe vendere la propria divisione PC come fece IBM anni fa. Il problema è che non trova un compratore.

Evento passato quasi in sordina, in effetti più di forma che di sostanza.
Tuttavia è un momento per fare il punto della situazione: Linux non ha sfondato sui desktop, ma sta conquistando ogni altro settore: smartphone e tablet (principalmente con Android), server, mainframe, supercomputer, set-top box, e ogni altro scatolotto.

giovedì 14 luglio 2011

iCloud non è cloud computing

All'indomani della presentazione di iOS 5 e iCloud, un mio collega mi disse: "Hai visto cosa ha presentato Apple? dal loro telefonino potrai accedere a risorse di calcolo enormi!!" Ed io: "Guarda che non è così". "Sì, sì, è cloud computing". 

In effetti, con cloud computing si indicano un insieme di tecnologie che permettono sia di memorizzare/archiviare dati che di elaborarli tramite l'utilizzo di risorse distribuite e virtualizzate in rete.

iCloud permette (via internet) di memorizzare, archiviare, sincronizzare, trasferire fra i propri dispositivi dati e applicazioni, ma oltre all'elaborazione richiesta per queste operazioni, non permette di usare la potenza di calcolo di server remoti.

Come iPhone non è un telefono (ma un palmare che tra le altre cose fa da telefono), iCloud non è cloud computing.

Nella piattaforma di Apple, viene offerto agli sviluppatori (tramite le iCloud API) l'accesso ad una serie di servizi finora riservati alle applicazioni web. Si arricchisce quindi l'infrastruttura offerta da Apple ai suoi utenti, rendendo le applicazioni native migliori. Il computing, cioè le risorse di calcolo, non sono trasferite nella cloud, ma rimangono nell'hardware del cliente, ovvero nel core business di Apple: vendere hardware.

Questa è una sfida sia alle applicazioni web, sia alle altre piattaforme.

La visione del cloud computing di Google è invece favorevole alle web app: dati e applicazioni nel web, riducendo l'interfaccia utente ad un browser (vedi Chrome OS, nel quale rimane comunque una copia locale dei dati per poter lavorare senza connessione ad internet).

mercoledì 6 luglio 2011

L'importanza di inciampare

Le ricerche che effettuiamo su internet coi principali motori di ricerca (Google, Yahoo, Bing) sono filtrate ed ottimizzate in base alle nostre precedenti ricerche e siti visitati a partire dai motori di ricerca. Analogamente, i link che ci vengono proposti dai nostri amici sui siti sociali come facebook, sono opinioni provenienti da una ristretta cerchia di conoscenti.

Filtrati dagli amici o dai conoscenti, queste informazioni sono autopropaganda, sono una Filter bubble.

Per uscire da questo circolo vizioso bisogna inciampare, imbattersi in qualcosa di nuovo.

Probabilmente anche StumbleUpon usa filtri simili, ma farci un giro come nuovo utente (e senza cercare conoscenti, mi raccomando) potrebbe dare qualche sorpresa.

Per cercare di uscire dalla bolla, potete provare altri motori di ricerca: DuckDuckGo, ad esempio, è pensato proprio per questo.

martedì 5 luglio 2011

3 mesi dopo

Nonostante la pausa di circa 3 mesi, questo blog non è ancora chiuso.

In questi 3 mesi non sono accadute poche cose, anzi se ne sono avvicendate talmente tante che non ho avuto il tempo di commentarle.

Non posso porre rimedio alla mancanza di 3 mesi con uno o più post, per ora mi limiterò a ricordare (innanzitutto a me, che sono smemorato) solo alcune novità tra i sistemi operativi per smartphone.

C'è stata una discussione su quanto sia effettivamente "aperto" Android ed effettivamente penso che a parole lo sia più che nei fatti, comunque non sembra sia violata la GPL; in generale concordo con Thom Holwerda: Android, Openness: Must and Should. Tuttavia non bisogna mai abbassare la guardia, non è un mondo di santi. Penso che valga la pena avere sempre una seconda alternativa, come GNOME e KDE, per cui non date per persi MeeGo e/o WebOS (entrambi su base Linux, come Android).

Con la nuova versione di Android Google punta ad interfacciarsi con altri dispositivi e magari ad androidi veri e propri.

iOS 5 ed iPhone 5 sono stati rimandati a dopo l'estate, ma il sistema operativo è stato presentato. Microsoft non ha perso l'occasione di giocare d'anticipo e presentare anch'essa la sua nuova versione di Windows Phone 7 (WP7), nome in codice Mango.

RIM ha iniziato la commercializzazione del suo tablet (PlayBook) e HP ha messo sul mercato, ma finora solo in un esiguo numero di mercati, uno smartphone con WebOS (Veer) ed un tablet (TouchPad), si è inoltre mostrata possibilista sulla possibilità di concederlo in licenza (forse qualcuno vuole abbandonare Android - troppa concorrenza - o WP7 - poche vendite?).

Tutti stanno lavorando alacremente alle proprie piattaforme.

sabato 19 marzo 2011

Usabilità

Le applicazioni offrono un sempre maggior numero di funzionalità (di cui l’utente finale usa solo un piccolo sottoinsieme) e di conseguenza diventano sempre più complesse.

Complesso non è sinonimo di complicato, ma solitamente più un’applicazione è complessa più è complicata per l’utente finale, specie per un nuovo utente. Tuttavia un aggiornamento con nuove funzionalità è ciò che permette ad una software house di avere un incremento di vendite in un breve periodo: gli utenti vogliono sempre più funzioni in una sola applicazione.

Un’altra cosa che vogliono gli utenti è l’usabilità. A questo punto sorge spontanea la domanda: come è possibile fornire una maggior facilità d’uso ed al contempo un maggior numero di funzioni?

Vediamo qualche esempio.

Sistemi Operativi Mobile

Apple ha semplificato e reso maggiormente usabile, riducendo le opzioni/funzioni, il suo sistema operativo per farlo stare in un piccolo dispositivo: all’inizio il sistema operativo dell’iPhone non aveva funzionalità di copia/incolla, non poteva mandare MMS, nessuna forma di multitasking per le applicazioni terze, ecc.
Pian piano, l’azienda di Cupertino sta aggiungendo sempre nuove caratteristiche.

Oggi, iOS ed Android, hanno molte più funzioni delle versioni con cui hanno debuttato ed i clienti si aspettano queste caratteristiche da uno smartphone. Di conseguenza, chi si appresta a lanciare un nuovo sistema operativo per questi sistemi si trova nella difficoltà di dover implementare qualcosa di usabile e ricco di funzionalità fin dall’inizio. Microsoft, ad esempio, ha scelto di sacrificare funzionalità come il copia/incolla ed il multitasking per le applicazioni terze nella sua prima versione di Windows Phone 7, ma sembra che il mercato non abbia apprezzato particolarmente questa scelta.

Hardware

Il PC sta diventando sempre più simile ad un elettrodomestico, nonostante ogni anno sia sempre maggiore il numero di persone che hanno iniziato a conoscerlo a scuola o al lavoro. Per molti utenti deve essere il più semplice, il più usabile possibile. Poche funzioni, facilmente accessibili e magari su un sistema affidabile, intuitivo e pronto all’uso in pochi secondi: insomma un tablet.

venerdì 11 marzo 2011

E' tempo per un nuovo motore di ricerca?

Un decennio fa il web era principalmente statico e pochi siti avevano centinaia o migliaia di pagine; era necessario un po’ di lavoro per scrivere e pubblicare una o più pagine web.

Oggi, il numero di pagine (web) pubblicate è aumentato di vari ordini di grandezza. Grazie a strumenti come Blogger, WordPress e Tumblr, ognuno può iniziare a scrivere pagine web, per non parlare di CMS come Drupal e Joomla che permettono di creare facilmente siti dinamici e multifunzonali. E’ un web in veloce e continua espansione, dove non solo chi mantiene siti e blog crea contenuti, ma anche i loro lettori, lasciando messaggi talvolta altrettanto interessanti.

Ci sono, inoltre, flussi continui di informazioni su siti in continuo cambiamento come Twitter, Facebook, Quora, Flickr, YouTube, ecc.

Oltre a questi flussi, ci sono le cosiddette content farm che creano siti per attirare utenti a cui mostrare pubblicità: pochi contenuti o contenuti copiati da altri siti, ottimizzati per avere link dai motori di ricerca, aggiornati spesso e molta pubblicità (spesso fornita da Google...).

Infine, oggi una pagina ha un suo ciclo di vita che coinvolge maggiormente i lettori e può essere sintomatica della sua rilevanza:
  • viene pubblicata;
  • talvolta viene aggiornata;
  • gli utenti interagiscono con essa: viene visualizzata, viene condivisa (tramite Facebook (con "Mi piace" o link) e altri siti), vengono aggiunti commenti, ecc.;
  • viene indicizzata ed appare nei motori di ricerca;
  • col passare del tempo, in generale, le pagine hanno sempre meno visitatori e quindi meno interazione.
Di conseguenza, il tipo di ricerca sul web che ci ha dato fino ad oggi Google era ideale una decina d’anni fa, ma oggi inizia a segnare il passo.

Sono già molti all’opera per cercare di mettere a punto un nuovo sistema di ricerca (ad esempio, e anche), ma anche Google non sta dormendo.

mercoledì 23 febbraio 2011

Chi primo arriva

Chi primo arriva meglio alloggia. Questa massima è purtroppo vera anche per i sistemi operativi.

Chi riesce per primo a piazzare numerosi dspositivi col proprio sistema operativo (iOS ed Android oggi, Windows ieri) non solo dispone di un grande bacino di utenza nel presente, ma lega questi utenti a se anche per qualche anno a venire.

Per prima cosa, gli utenti che acquistano applicazioni investono su un sistema operativo e quindi ci penseranno due volte prima di passare ad un altro. In secondo luogo, l’interfaccia di ogni sistema è diversa da quella degli altri e l’utente abituato ad una di queste si troverà “scomodo” con l’interfaccia di un altro sistema operativo. Per non parlare dell'antipatica pratica di creare periferiche dedicate solo ad alcuni sistemi.

Questi fattori creano delle barriere che rendono difficile il passaggio dell’utenza da una famiglia di prodotti ad un’altra e creano quindi anche un ostacolo a chi arriva tardi sul mercato con sistemi nuovi o semplicementi diversi.