Alcuni sostenitori del cloud computing sono arrivati a dire che la  cloud non è altro che un nuovo componente  hardware. 
In realtà, la cloud offre molti più servizi di un semplice  componente hardware, ma questo può risultare troppo astratto per  l'utente finale che la percepisce come un nuovo hard disk o (sarebbe  meglio) un file server.
La similitudine è maggiore fintantoché non si fa  sentire in modo notevole la latenza dovuta al collegamento via internet.  Il cloud computing necessita di collegamenti veloci, ma la sua  diffusione aumenta l'uso della banda dati. Fortunatamente anche questa è  in aumento, staremo a vedere chi cresce più in fretta. Tuttavia, ci  possono sempre essere dei picchi nell'uso della rete che impediscono il  normale flusso dei dati (esattamente come succede nelle nostre  autostrade in estate o a Twitter durante i mondiali).
Per questo, basare il proprio lavoro sulla  cloud può portare a dei "fermi macchina" indesiderati. L'ottimizzaziome  del sistema, con tecniche di caching, compressione dati, ecc., riduce  il problema della latenza. Tuttavia, gestire la possibilità di lavorare  off-line sincronizzando i dati all'occorrenza è secondo me la soluzione  migliore, anche se più complessa da realizzare. La complessità aumenta  se sugli stessi dati devono lavorare, con la possibilità di modificarli,  più persone. In questo caso la sincronizzazione di modifiche off-line  necessita spesso di un intervento umano, rendendo impossibile  l'automazione.
Fortunatamente esistono strumenti in grado di  ridurre al minimo l'intervento umano, anche se finora vengono usati solo  in ambienti di sviluppo software (cvs, git, e altri), credo che presto li  vedremo applicati anche nel cloud computing.
 
 
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